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Pietro Senaldi su Matteo Salvini: "In quella mossa da cavallo qualcosa è andato storto". L'errore clamoroso

Caterina Spinelli
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Quella di ieri non è stata una delle migliori giornate per il ministro dell' Interno, Matteo Salvini. La crisi di governo è stata solo annunciata ma già in Senato si è formata una maggioranza alternativa, tutta di sinistra, con la Lega fuori, che ha bocciato la richiesta del centrodestra di calendarizzare per oggi l' intervento del premier Conte in Senato. D' altronde si sa che il Parlamento è luogo distante dalla realtà del Paese. In termini di consenso il centrodestra oggi veleggia intorno al 55%, ma nel Palazzo, unito, non arriva al 40%. Ed è lì, e non in spiaggia o in strada, che si governa e si trovano i numeri per farlo. Il leader leghista ha scambiato l' appoggio e il desiderio popolare con quello parlamentare e ha chiesto le elezioni anticipate, ma si è scontrato con l' istinto di conservazione di senatori e deputati. Una resistenza che non si aspettava così pervicace, lo ha preso in contropiede e gli ha imposto di correre ai ripari, un po' avventurosamente. Fino a lunedì Matteo era ancora convinto di riuscire a portare il Paese alle urne, anche se non sapeva bene come. Il ministro è in contatto quotidiano con Zingaretti. Sperava che l' aiuto gli arrivasse dal solito Pd, abbonato a liti e divisioni. Puntava sul desiderio del segretario Dem di rinnovare le sue truppe parlamentari, sostituendo i renziani con suoi fedelissimi. Confidava nella tradizione autodistruttiva della sinistra, ma anche nelle profonde diversità genetiche tra Dem e grillini. Davanti a Mattarella le due forze ribaltoniste non dovranno presentare dei numeri, ma anche un programma di governo concordato e realizzabile. Nelle ultime ore però le certezze del leader leghista si sono incrinate. Si è reso conto che Zingaretti è un debole, incapace di imporsi a Renzi e comandare il partito. Calcolatrice alla mano, egli ha capito anche che solo un parlamentare su quattro vuole davvero elezioni anticipate. A parte Berlusconi e i vertici, neppure i soldati forzisti in realtà le vogliono, perché andrebbero a casa esattamente come i grillini e i renziani. I PRECEDENTI E allora ha giocato la mossa del cavallo. Ha tirato fuori il coniglio dal cilindro, anche se per ora se ne vedono solo le orecchie. La scusa dei grillini per non andare alle urne era aspettare il 9 settembre per votare il taglio di 345 parlamentari. Salvini ha rilanciato: facciamolo la prossima settimana e subito dopo votiamo per le Politiche. I Cinquestelle sono rimasti pietrificati, e cosi i democratici. Il ministro dell' Interno ha sparigliato le carte, la mossa che fa chi non comanda più il gioco. Sta provando a trasformare una sconfitta in un pareggio al novantesimo. I numeri hanno costretto Salvini a rivedere i progetti: la sua proposta mira a scongiurare il piano di Renzi, Zingaretti, Fico e Grasso di un esecutivo con fuori la Lega e che duri magari tutta la legislatura. La confusione è grande. Secondo M5S e Pd la proposta del ministro dell' Interno non è praticabile: se saranno tagliati i parlamentari, non si potrà poi votare subito, perché sarà necessario adeguare la legge elettorale alla nuova composizione del Palazzo, e magari passare anche attraverso un referendum confermativo. Insomma, la data delle elezioni slitta di quasi un anno. In realtà non sarebbe necessario, basterebbe decidere il taglio ora e cambiare la legge elettorale nella prossima legislatura. Ci sono precedenti, anche se M5S e Pd fingono di ignorarli. Salvini lo ha detto, ma ai mestatori grillini e dem non conviene ascoltarlo. IL VOTO DI FIDUCIA La crisi è talmente aggrovigliata che la proposta indecente del capogruppo grillino Patuanelli sembra sensata: Matteo ritiri la sfiducia a Conte e proseguiamo insieme in disamore e disaccordo come abbiamo fatto finora. L' idea verrà respinta al mittente e martedì prossimo Conte riferirà in Aula. Il voto di fiducia potrebbe però essere rimandato ancora, posposto per esempio a quello per sfiduciare Salvini. Intanto il ministro dell' Interno continuerà a lamentarsi perché i poltronari hanno paura del giudizio del popolo, e in più ribalterà la frittata a Di Maio, accusandolo di prendere tempo sul taglio dei parlamentari. Quando poi, finalmente, il voto di fiducia arriverà, tutto potrà accadere. Logica vuole che Conte cada e parta un esecutivo M5S-Pd. A quel punto Salvini si vedrebbe all' opposizione, libero di urlare all' attentato alla democrazia. Ma i Dem potrebbero anche non andare in aula e tenere in piedi il professore grillino, costringendo il ministro dell' Interno a votare contro la propria mozione di sfiducia o a dimettersi. In ogni caso, tranne in quello, al momento improbabile, delle urne anticipate, il leader leghista vede indietreggiare di qualche casella la propria pedina. È esperto in rimonte, e si riprenderà, ma da oggi sarà più dura. L' errore dell' uomo a cui mezza Italia dà del fascista è stato credere che gli avrebbero concesso le elezioni solo perché gli italiani si sono pentiti del voto dell' anno scorso e ora darebbero percentuali record a lui e non a Di Maio. Purtroppo, chi si dice e si chiama democratico, ne sa una più del diavolo per volgere la democrazia a proprio vantaggio. E che gli elettori si fottano. Alla luce di quanto detto in Aula, si capisce perché Salvini ha dato buca a Berlusconi, che lo attendeva a Palazzo Grazioli nel primo pomeriggio. Era inutile discutere dell' assetto del centrodestra e delle liste, comuni o non, alle Politiche, visto che esse difficilmente si terranno. di Pietro Senaldi

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