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Pietro Senaldi, il sondaggio che incorona Giorgia Meloni: sfiora il 9 per cento e "ruba" elettori alla Lega

Cristina Agostini
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«Per forza, sono l'unica persona normale in circolazione». Così direbbe Giorgia Meloni se qualcuno le telefonasse per chiederle come ha fatto in un anno e mezzo di governo gialloverde a portare Fratelli d'Italia dal 4,3% del 4 marzo 2018 all'8,8 dell'ultimo sondaggio diffuso da YouTrend, che la dà due punti sopra Forza Italia, partito che ha sorpassato stabilmente da prima dell'estate. In effetti non ci vuole molto a svelare l' arcano. Da che, con La Russa e Crosetto, ha fondato il partito, prima delle elezioni del 2013, nelle quali raccolse solo il 2%, Giorgia è sempre rimasta fedele, oltre che a se stessa, anche a quello che diceva. Non ha cambiato linea sull'Europa, gli immigrati, l'economia e neppure gli alleati, capitolo in riferimento al quale si definisce «monogama». Altro elemento non trascurabile è che Fdi non è mai stato al governo e si sa che, in un Paese in difficoltà e caratterizzato da un elettorato perennemente vorace e insoddisfatto, la non contaminazione con il potere porta voti. Di questi tempi, anche per chi non è di destra, la crescita della Meloni dovrebbe essere una buona notizia, perché è la prova che in politica la serietà è ancora un valore e paga. COSA CI ASPETTA - Stiamo per assistere a un governo guidato da un bel signore, elegante e pettinato, che aveva giurato che l'esecutivo M5S-Lega sarebbe stato la sua sola esperienza politica. Conte non ha mai proposto nessuna legge né scritto mezzo programma, e neppure mai ha rilasciato una sola dichiarazione politica estranea al dizionario delle banalità, fatta eccezione per gli attacchi uterini a Salvini. Per 14 mesi egli ha preso la comanda senza fiatare dal leader leghista, salvo scoprire che gli stava sul gozzo solo quando questo lo ha scaricato, e iniziare a ingiuriarlo come fa una donna lasciata sull' altare parlando del promesso sposo. I sodali del professore di Volturara Appula non sono da meno. Da parte del Pd, c'è un ex premier, Renzi, che ormai tre anni fa, dopo il referendum che lo ha affossato, ha dichiarato che avrebbe lasciato per sempre la politica, che ha impedito l'anno scorso la formazione di un governo Dem-M5S e ha passato un anno a dire peste e corna dei grillini, nei confronti dei quali i suoi fedelissimi non ritirano le querele, malgrado si apprestino a governarci insieme. E poi c' è un segretario che presidente del Consiglio non sarà mai, Zingaretti, il quale è il vero attore di casa, altro che quello che fa Montalbano. Per un anno ha recitato la parte di colui che batteva e si batteva contro i cinquestelle, inscenando melodrammatici monologhi nei quali supplicava i giornalisti di smetterla di insinuare che lui si sarebbe alleato con Grillo e associati. Oggi è finito a portare l' acqua a Di Maio, Bonafede e Fico, consentendo loro di evitare le urne e quindi la sparizione. Leggi anche: Salvini e Meloni assieme? A dir poco imbattibili: il sondaggio di Pagnoncelli cambia le carte in tavola Quanto ai grillini, gliene abbiamo dette talmente tante che ci siamo stufati. Su di loro il giudizio lo hanno dato gli italiani, dimezzandone il consenso in un anno e bocciandoli in tutti gli appuntamenti elettorali sul territorio dal 4 marzo 2018 a oggi. Avevano giurato che non sarebbero mai andati con i «pidioti» (copyright Grillo) e con «il partito di Bibbiano» (Di Maio) e ora meditano addirittura liste comuni e desistenze per non perdere anche le Regionali in arrivo in autunno. Anche se si guarda nel centrodestra, la sua metà campo, la Meloni può dare lezioni di coerenza. Forza Italia, dopo aver passato un anno davanti alla porta di Salvini chiedendo di poter entrare ora approfitta delle difficoltà momentanee del leghista per processarlo e recuperare parte del consenso che Matteo gli ha sottratto. Berlusconi rilancia un centrodestra moderato ma finge di non rendersi conto che l' ostacolo a esso non è Salvini bensì lui in persona. Silvio non è uomo per tutte le stagioni. E non può incarnare la novità che evoca, specie se una fetta del suo partito pensa di sostenere il governo M5S-Pd pur di non andare al voto o spera di riciclarsi con Renzi quando il fiorentino mollerà i dem per formare il proprio partito personale. Molti azzurri sognano un Nazareno 2.0, non realizzando che esso quanto a consensi otterrebbe una percentuale vicina allo 0.2. Negli ultimi mesi la Meloni ha sottratto molti esponenti a Forza Italia, ma la sua crescita nei sondaggi è soprattutto dovuta al calo della Lega seguito, più che alla decisione di Salvini di rompere, alla sua indecisione nel rimanere fedele alla propria scelta, che ha sconfessato ripetutamente nei giorni della crisi senza riuscire a motivarne le ragioni. Una parte del popolo leghista disorientato ha guardato a Fdi. IL SALTO DI QUALITÀ - Il futuro dirà se la crescita di Giorgia continuerà o è solo un momento. Di certo Salvini si riprenderà, mentre sono più improbabili sia la nascita di un centrodestra moderato credibile che un successo di questo governo in grado di riportare voti ai grillini. Per fare il salto di qualità però non basterà solo la coerenza. La Meloni deve dotarsi di una classe dirigente nuova e all' altezza e non solo di sue fotocopie sguaiate o di pezzi d' antiquariato destrorso. Purtroppo Crosetto, il suo asso nella manica, ha deciso di farsi i fatti suoi e di dare solo un appoggio esterno, uscendo dal Parlamento. Non poche risorse Giorgia le ha in casa, trattasi di valorizzarle. Altre dovrà trovarle o costruirsele. La fila davanti alla sua porta è lunga, da Forza Italia e non solo. Sta alla sua abilità capire chi è il caso di fare entrare e chi è meglio lasciare all' uscio. di Pietro Senaldi

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