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Ilva tomba politica di Conte. La presa di posizione di Mattarella: qui cade il governo

Giulio Bucchi
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La tomba del governo di Giuseppe Conte potrebbe essere l'Ilva. E Sergio Mattarella non starà a guardare. La chiusura dello stabilimento di Taranto, di fatto abbandonato dalla Arcelor Mittal, è sicuramente un disastro per tutta l'economia italiana in termini di impatto sul Pil, indotto e fiducia negli investimenti, ma politicamente è già una granata sulla credibilità del premier e della sua maggioranza. Una gestione tragicomica che ha inquietato non poco anche il presidente della Repubblica, che come riporta anche il Fatto quotidiano "si aspetta che oggi Conte sia in grado di chiamarlo e di informarlo su un esito positivo dei colloqui" con i vertici della multinazionale indiana. Leggi anche: "L'Ilva? Una vendetta dentro il M5s nei confronti di Di Maio" "Se così non fosse - prosegue il Fatto -, il rischio che la situazione del governo degeneri è altissimo", con un rimpallo di responsabilità osceno tra il Movimento 5 Stelle, grande sostenitore della rimozione dello scudo legale, e il Pd, che l'aveva approvato nella precedente legislatura salvo poi rimangiarsi tutto per non far saltare subito gli accordi con i grillini poche settimane fa. Una farsa, visto che ora proprio Pd e la sua costola Italia Viva propongono di reinserire la norma, usata dalla Arcelor Mittal come motivo di "recesso per giusta causa" dagli accordi presi nel 2018. I 5 Stelle sono divisi a metà: i governisti sarebbero disposti ad accettare il reinserimento dello scudo, se non altro per far uscire allo scoperto gli indiani e capire se la loro è stata solo una scusa. I dissidenti, riuniti intorno a Barbara Lezzi, vanno dritti come un treno a costo di portare alla chiusura dello stabilimento.  Una crisi politica sull'Ilva non sarebbe gestibile, alla luce dello scenario: manovra incombente ed elezioni regionali in Emilia Romagna, un test decisivo per testare la tenuta dell'alleanza giallorossa. Tutti, da Di Maio a Zingaretti fino a Renzi, hanno più di un buon motivo per rovesciare il tavolo, nonostante la paura di un voto che incoronerebbe Matteo Salvini.

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