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Vittorio Feltri, l'ex Ilva e il male dell'Italia: "I rimasugli di comunismo che rovinano Paese e imprenditori"

Davide Locano
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Si parla della crisi dell'Ex Ilva e della fuga dall'Italia di Arcelor Mittal. A dire la sua, ospite di Myrta Merlino a La7, è il direttore di Libero, Vittorio Feltri, il quale sfrutta la vicenda per fare un discorso complessivo su ciò che proprio non funziona nel sistema-Italia. Si parte dalla crisi di Taranto: "Non mi sembrano in grado di risolvere il problema Ilva. Non tanto per demerito del governo, ma la situazione dell'Ilva ha iniziato ad essere molto grave quando furono arrestati i Riva. Non c'è stata alcuna sentenza, non si capisce perché questi signori siano stati buttati fuori", rimarca Feltri, individuando così una responsabilità primigenia della magistratura. "Si continua a parlare di tutela dell'ambiente, e benissimo, va tutelato - riprende il direttore -. Ma segnalo che l'Italia è il paese europeo dove la vita è più lunga, quindi vuol dire che i problemi ambientali nostri sono meno gradi rispetto ad altri paesi, dove però non si chiudono le fabbriche così a capocchia mandando a spasso 17 o 18mila persone, perché questo è il rischio. Naturalmente il governo non può fare miracoli a questo punto, dato che gli indiani sono decisi ad andarsene: hanno capito che l'Italia non è un posto accogliente per gli imprenditori", rimarca. Leggi anche: Vittorio Feltri, il commovente ricordo di Nadia Toffa E ancora, aggiunge Vittorio Feltri: "Si pensi che tutti gli imprenditori italiani cercano di fuggire e ce l'hanno a morte col nostro sistema. Le partite Iva vengono considerate evasori fiscali: è una cosa pazzesca - sbotta -. Chiunque intraprenda si trova a che fare con una tassazione mostruosa e con ostilità sociale, abbiamo rimasugli di comunismo che hanno modificato la mentalità. Gli imprenditori sono ladri che sfruttano i lavoratori: siamo rimasti a questo punto", conclude il direttore di Libero. Di seguito, l'intervento di Vittorio Feltri a L'aria che tira:

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