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Gianluigi Paragone, il ritorno: Mes, guida la fronda M5s per far cadere il governo Conte-bis

Davide Locano
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Non è ancora ufficiale, tanto che Enzo Amendola, ministro degli Affari europei, dopo averla illustrata questa mattina in una riunione di maggioranza, ha subito ritirato le copie della bozza che aveva distribuito ai presenti. Ma la segretezza, si sa, in queste cose non esiste. E così il testo, sia pure provvisorio, della risoluzione sul Mes che la maggioranza dovrebbe votare domani è uscito. Provocando la ribellione di una parte del M5S. Leggi anche: Mes, Paragone mette Di Maio spalle al muro Di Maio detta la linea: «Sul Mes non firmo nulla finchè non sarò sicuro che l' Italia è al sicuro al 200%». Ma Paragone è il più duro: «È una raffinata presa in giro». «Mi fa venire in mente - continua- una battuta che amava dire Enzo Biagi, quella dell' uomo che diceva all' amico che sua moglie era incinta ma solo un poco... Ci vogliono convincere che alla fine approveremo solo un po' di Mes... Ridicoli». E non è l' unico a pensarla così. Elio Lannutti, anche lui senatore, sfugge i commenti. «Non rilascio dichiarazioni». Ma chi lo conosce, dice che il suo giudizio sulla bozza è più che negativo. E potrebbe non votarla. Nel testo girato ieri si cerca di mettere qualche paletto. La maggioranza impegna il governo ad «assicurare l' equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell' Unione economica e monetaria (cosiddetta logica di "pacchetto" Mes, Bicc, Unione bancaria) approfondendo i punti critici del pacchetto di riforme». E si condiziona «l' adozione di ogni decisione» sul Mes «alla finalizzazione del suo processo di riforma attraverso la definizione delle regole e delle procedure delle Clausole di azione collettiva evitando l' applicazione dei principi della single limb Cacs». Insomma: sì al Mes solo se si cambiano le clausole di azione collettiva. E sempre nella bozza di esclude «qualsiasi elemento che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico». Così come si escludono «interventi di carattere restrittivo sulla dotazione di titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari e comunque la ponderazione dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale». Resta da capire, però, se l' Italia è in grado di ottenere queste condizioni, visto che il negoziato è in fase già avanzata. Così come ha spiegato Franco Fattini, ex ministro degli Esteri, ieri alla presentazione del libro di Bruno Vespa, "Perché l' Italia diventò fascista", alla Link University: «Sul Mes c' è stato un dibattito surreale. Chi ha gestito queste cose sa che non è negoziabile, cioè se ne discute prima, poi si accetta o non si accetta ma non è che si dice poi vediamo, valutiamo, clausola, non clausola». Tutto il centrodestra va all' attacco. Matteo Salvini, da Ferrara, lancia accuse alla nuova maggioranza: «I signori del Pd hanno sulla coscienza 32mila risparmiatori ferraresi massacrati dal decreto salva-banche». Ora «con il Mes vogliono ripetersi», cioè, «salvare le banche tedesche con i soldi degli italiani». L' attenzione di Palazzo Chigi, però, è su Palazzo Madama, dove la maggioranza è risicata. Se dovessero mancare anche solo pochi voti, la risoluzione rischia di non passare. Conte e Di Maio hanno 24 ore per convincere i tanti perplessi. di Elisa Calessi

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