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Ennesima prova, l'immigrazione porta malattie: i muri servono

Marco Rossi
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 I ragazzi della Ong di Carola Rackete si stanno facendo delle grasse risate. Sembra che l' epidemia di Coronavirus sia stata percepita dai tifosi dell' immigrazione clandestina come una giusta punizione inflitta ai malvagi italiani, al punto che ieri sul profilo Twitter della Sea Watch è stata pubblicata una vignetta dove compare un uomo vestito con una tuta anti-batterica che ci sfotte: "Essere rifiutati è brutto, vero". Come dire: adesso tocca a voi vedervi chiudere le porte in faccia mentre chiedete aiuto. Così imparate a non far sbarcare chi gli pare sulle vostre coste. Ora è il vostro turno. Dall' Africa all' America, infatti, sono ormai decine i Paesi che respingono gli italiani alla frontiera. D' altra parte perfino il presidente siciliano Nello Musumeci ha suggerito ai settentrionali di starsene a casa propria ed evitare di mettere piede sulla sua isola. E poi la ciliegina: la Cina ha deciso di imporre quarantene a chi arriva dal Nord Italia, cosa che noi non abbiamo fatto per evitare di urtare l' altrui sensibilità. E una ragione c' è. Tanti lombardo-veneti hanno continuato a viaggiare in questi giorni e hanno portato il Covid-19 in mezzo mondo. In Nigeria il primo caso segnalato (secondo per l' intero continente dopo l' Egitto) riguarda un nostro connazionale che è atterrato il 25 febbraio a Lagos per questioni di lavoro. E da giorni leggiamo di quanto potrebbe essere pericoloso il propagarsi del morbo in Africa, dove non esiste una rete sanitaria minimamente decente. Abbiamo esportato il contagio anche in Sud America, dove non era mai arrivato. È successo a San Paolo, in Brasile, sempre un turista tricolore è stato ricoverato. Idem in Olanda e negli Emirati Arabi, dove alcuni ciclisti che stavano partecipando a una corsa a tappe sono risultati positivi ai test. Siamo diventati untori internazionali Tutto ciò, però, non dimostra affatto che aveva ragione Carola. Anzi. Questa storia ci dovrebbe suggerire un' altra teoria, ovvero che il "mondo senza confini" è una boiata pazzesca. Non può essere preso per folle un governo che decide di imporre controlli e periodi di isolamento a chi arriva da un' area dove si sta propagando un' infezione. Se anche noi fossimo stati più attenti con i viaggiatori provenienti dall' Asia, forse ora non ci ritroveremmo con intere città paralizzate per una malattia che, peraltro, si sta rivelando poco più mortale di un' influenza. E invece non ci siamo rassegnati alla chiusura, abbiamo dato retta a chi parlava di razzismo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Qualche muro in più ci sarebbe servito. Restando in tema immigrazione, segnaliamo che gli sbarchi di profughi in Sicilia continuano tranquillamente nonostante il periodo di difficoltà, anche se qualcosa è cambiato nelle procedure. Le navi che attraccano vengono bloccate in porto e sottoposte a quarantena per verificare che a bordo non ci siano malati. Proprio come sta accadendo nel resto del mondo, se c' è il rischio di trovare italiani colpiti dal morbo. Per esempio alla nave da crociera MSC respinta da tanti porti dei Caraibi e attraccata in Messico tra le proteste della popolazione locale.  A noi italiani, però, non è concesso proteggerci: «Vogliono boicottarci», tuonano i portavoce della Sea Watch e della Ocean Viking, «cercano di non farci tornare a fare il nostro lavoro». L' altro paradosso riguarda proprio i passeggeri africani: sembra che, al contrario dei volontari Ong, i rifugiati abbiano preso benissimo il periodo di isolamento. La gran parte di loro all' inizio ha pensato che tutto fosse fatto per evitare che fossero gli italiani a non contagiarli con il Coronavirus, non il contrario. Quindi nessuno si è particolarmente lamentato. Volevano un muro insomma. Contro gli italiani. di Lorenzo Mottola

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