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Forza Italia, Verdini contro Brunetta

Denis Verdini e Renato Brunetta

Denis tratta col sindaco sulla legge elettorale. Renato invece spinge per il Mattarellum. Così Silvio snobba il partito e si dedica ai club

Andrea Tempestini
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Silvio Berlusconi frena ancora sulle cose di partito. Il Cavaliere ha deciso di prendersi ancora qualche giorno di riposo, in famiglia, ad Arcore. Riaprirà il fascicolo “Forza Italia”, con il delicato allegato sulle nomine interne, «i primi giorni dell'anno nuovo». Così ha detto alle decine di dirigenti azzurri che l'hanno raggiunto telefonicamente in queste ore per i rituali auguri di Natale. L'ex premier non ne ha mai fatto mistero: voleva (vuole tuttora) fare coincidere  il ripescaggio delle insegne forziste con un'operazione di ricambio della classe dirigente. Il problema? Come chiedere un passo indietro a falchi e lealisti che gli sono stati fedeli nella fase di trapasso dal Pdl a Forza Italia. Non è mica  una questione da niente. Ecco perché Silvio decide di non decidere ancora. Ma, nelle more, il partito è in subbuglio. In attesa di assegnare i galloni, l'uomo di Arcore ha individuato dei nuovi frontman per Forza Italia. Volti che buchino il video ma con l'aria rassicurante, non con la faccia feroce. L'unico falco vuole essere lui, Berlusconi. Lui a dettare la linea euro-critica di Forza Italia, lui ad attaccare il governo, il Quirinale, le toghe. Nel collaudato gioco di dichiarazioni e smentite. Insomma, senza il rischio di essere tacciati di inseguire derive lepeniste. Silvio ci tiene, specie alla vigilia delle elezioni europee, a rimanere saldamente ancorato alla famiglia del popolarismo europeo. Non a caso ha intenzione di valorizzare Antonio Tajani, al momento il suo uomo con l'incarico più prestigioso in Europa: è vice presidente della Commissione e del Ppe.  Dal Vecchio Continente Berlusconi si aspetta grandi cose. Una in particolare: «Sono sicuro che la Corte europea ribalterà la mia condanna», quella sui diritti Mediaset, in forza della quale è stato escluso dal Parlamento senza neanche la possibilità di potersi ricandidare a causa della interdizione dai pubblici uffici. «E vedrete», si fascia già il capo Silvio, «che non mi faranno neanche partecipare alla campagna elettorale». Dunque ha bisogno pure di comunicatori che diffondano il “verbo” al posto suo. In questo senso continua il pressing su Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto e Tg4, perché assuma un ruolo di primo piano nella nuova Forza Italia.   Non bastasse tutto questo fermento nel partito, ecco i club Forza Silvio. Che stanno diventando una presenza sempre più importante. Parola del Cavaliere: «Sono 5.260, dovranno diventare 12mila», assicura. E prepara una convention di due giorni (27 e 28 gennaio) a Milano, per celebrare il nuovo traguardo.  Al movimentismo, l'ex premier ci tiene tanto. È uno strumento per recuperare il suo elettorato di riferimento che, per un motivo o per un altro, si è allontanato. Ma anche per aggregare chi è distante dalla politica. Silvio propone a tutti di costituire un club. Il giorno della vigilia ha lanciato l'idea alla comunità di recupero di don Matteo Tagliaferri: «Se riterrete di voler fondare un club, posso venire io a spiegarvi gli obiettivi», si è proposto il Cavaliere in un collegamento telefonico.  Ma nelle ultime ore Berlusconi ha anche dovuto disinnescare un'altra miccia all'interno di Forza Italia. Smentendo le voci di una possibile sostituzione del capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Non intendo rottamare nessuno», ha giurato l'ex capo di governo, «né fare repulisti, non appartiene al mio stile e neanche alla storia del movimento che ho fondato». Confermando l'intenzione di voler «lanciare personalità nuove» e di voler «lasciare spazio a voci fresche», Silvio spiega che questi innesti possono tranquillamente convivere con la vecchia guardia: il ricambio non significa «spazzar via chi ha dato se stesso alla causa della libertà». Tra questi, Berlusconi annovera il capo dei deputati azzurri: «Non ci sono operazioni di avvicendamento dell'amico Brunetta quale nostro capogruppo a Montecitorio». Eppure affiorano i veleni. Messi in circolo da chi non sopporta i metodi da “sergente di ferro” con cui l'ex ministro guida la truppa degli onorevoli forzisti. Senza dimenticare le divergenze di vedute intorno alla legge elettorale, dove si fronteggia l'ala brunettiana, favorevole al ritorno del Mattarellum, e la linea di Denis Verdini, colui che materialmente sta trattando con Matteo Renzi (anche in virtù di vecchie frequentazioni fiorentine tra i due) su un modello che ricalca il sistema di voto in vigore in Spagna.      di Salvatore Dama

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