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M5S presenta in Parlamento l'impeachment contro Napolitano

Il presidente Giorgio Napolitano e, sullo sfondo, Gianni Letta

Dopo l'attacco del deputato grillino Giorgio Sorial contro Re Giorgio, la messa in stato d'accusa. Toccherà ai presidenti delle camere decidere sulla sorte del provvedimento

simone cerroni
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Prima l'affondo, poi l'attacco frontale. Dopo gli insulti del deputato grillino Giorgio Sorial a Giorgio Napolitano ("Sei un boia dell'opposizione"), la messa in stato d'accusa. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha pace. Il M5S ha formalmente depositato in entrambi i rami del Parlamento la denuncia per la messa in stato d'accusa del capo dello Stato, ovvero la richiesta di impeachment prevista dall'articolo 90 della Costituzione. Ora toccherà ai presidenti delle aule di Montecitorio e palazzo Madama decidere della sorte del provvedimento. L'articolo - "Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri".  Leggi il testo sull'impeachment Le motivazioni dell'impeachment - L'impianto del testo d'accusa, che verrà illustrato in una conferenza stampa in Sala Nassirya, fa perno sul presunto coinvolgimento di Napolitano nella cosiddetta trattativa stato-mafia. Alcuni parlamentari Cinque stelle spiegano che i temi potrebbero essere tra quelli enunciati nel sondaggio pubblicato mercoledì su blog nel quale si chiedeva agli utenti di votare l'atto “più grave di Napolitano”. Questi i punti: “1) Il fallimento del suo governo delle ‘larghe intese', poi diventate ‘strette', ed infine decimato dalle dimissioni di ministri inadeguati. 2) La distruzione delle intercettazioni tra lui e Nicola Mancino nell'ambito della cosiddetta trattativa stato-mafia. Un atto gravissimo, un'offesa alla trasparenza, tanto più se coinvolge il garante supremo delle istituzioni. 3) Il suo silenzio quando nel 1997, da ministro degli interni, le dichiarazioni di Carmine Schiavone sul disastro criminale e ambientale della terra dei fuochi vennero secretate, e lui non fece nulla pur sapendo tutto. 4) La sua responsabilità in questa marcia forzata, condotta al ritmo dell'austerity, verso gli Stati uniti d'Europa, nel nome della religione delle banche e della spoliazione dei diritti politici di mezzo miliardo di cittadini europei”. Il blog di Grillo - "Costringere Napolitano alle dimissioni – se pure tecnicamente ritarderebbe i tempi per nuove elezioni – rappresenterebbe un atto politico fondamentale: significherebbe la sconfitta delle larghe intese PDL – PD-L, della farsa che ha visto, come ha ricordato Grillo". Questo quello che riporta il professor Paolo Becchi sul blog di Grillo. "La messa in stato d'accusa - continua Becchi - avrebbe un valore simbolico e politico ben più alto di quello di un semplice procedimento 'giudiziario'. Non si può pensare la messa in stato d'accusa in termini puramente giuridici, come un procedimento giudiziario. La controversia giuridica è una cosa, la necessità politica è un'altra. Che Napolitano abbia violato o meno una norma giuridica, certo è che egli ha esercitato le sue prerogative al di là dei limiti previsti dalla Costituzione, ha snaturato il senso politico e morale della figura del Capo dello Stato". 

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