È finita, Maria Elena si arrende. La frase tombale della Boschi sul Pd

di Giovanni Ruggierodomenica 21 febbraio 2016
È finita, Maria Elena si arrende. La frase tombale della Boschi sul Pd
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Più che una mera dichiarazione su una situazione già nota, quella del ministro Maria Elena Boschi a proposito dell'empasse al Senato del Ddl Cirinnà è risuonato come l'epitaffio da incidere sulla lapide del Pd. In attesa di capire se il presidente Pietro Grasso boccerà o meno gli emendamenti canguro che hanno fatto fare un passo indietro al Movimento Cinquestelle, la Boschi deve prendere atto che anche a Palazzo Madama la legge dei numeri non può essere ignorata: "In Senato il Pd non è autosufficiente neanche con i voti di Sel - avrebbe detto come riportato dal Corriere della sera - Quindi dobbiamo creare un punto di incontro tra le forze che ci sono". Il piano - L'emendamento canguro avanzato dal senatore Dem Marcucci sembra destinato alla bocciatura di Grasso, che entro mercoledì potrebbe riaprire di fatto i giochi considerando quella scorciatoia come una bomba troppo potente davanti a un conflitto così ridotto. Già da una prima sfoltita gli emendamenti sono passati da 6100 a 1200, eliminando gli inammissibili, gli estranei e quelli identici tra loro ne resterebbero più o meno 400, il che sarebbe più che fisiologico per un provvedimento di questo genere. Aumenterebbe così lo spazio di manovra di Renzi che potrebbe rinunciare all'adozione per le coppie gay, la stepchild adoption, in cambio dell'unità del partito almeno di facciata. Resta però l'incognita dei voti grillini, sempre indispensabili, e suona tenebrosa per la maggioranza la battuta del leghista Roberto Calderoli che già nel pomeriggio di ieri aveva capito tutto: "Sui voti segreti - ha detto - rideremo" prefigurando sgambetti e imboscate tra cattodem e opposizione al premier.