Renzi all'assemblea del Pd: "Siamo un partito non un movimento anarchico"

di Nicoletta Orlandi Postidomenica 15 giugno 2014
Renzi all'assemblea del Pd: "Siamo un partito non un movimento anarchico"
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Rai, immigrazione, legge elettorale, le indagini della magistratura sul Mose, Movimento Cinque Stelle e Berlusconi. Ma soprattutto parla del Partito Democratico che oggi ha eletto su sua indicazione Matteo Orfini presidente. Matteo Renzi è un fiume in piena all'Ergife di Roma:  «Cambiare l’Italia per restituire dignità alla politica, come si fa a non capire che è una sfida in cui non una, non una parte, non i renziani, i bersaniani, i civatiani e tutti gli ... ani, vabbè non mi è venuta bene. È una sfida in cui serve il sostegno di tutti», ha detto dal palco parlando della gestione unitaria del Pd. «È la prima volta che in modo stabile, si spera, che guida del partito e del governo sono unite e dobbiamo trovare un sistema di lavoro insieme. Per questo vi proporrò di votare due vicesegretari, Guerini e Serracchiani, e nel ringraziare in modo non formale Gianni Cuperlo, io credo che sia giusto proporre alla guida del partito una personalità che comunque non sia espressione della maggioranza che ha vinto le primarie. Matteo Orfini». Renzi ha chiesto che le feste del partito tornino a chiamarsi Festa dell’Unità e auspica che il Pd non abbia più due giornali. «Noi abbiamo bisogno di mettere insieme e ripartire non più permettendoci due giornali diversi, due storie diverse», ha detto a proposito dei due giornali di riferimento del Pd, l’Unità ed Europa. «Il punto è riuscire a voler bene alla nostra storia e chi vuole bene a una storia non la relega in un museo delle cere», ha aggiunto. "Non siamo anarchici" - Quanto ai dissidenti il premier ha puntualizzato: «In questo partito nessuno espelle nessuno, nessuno esautora nessuno. Se siamo avanti solo di un voto in commissione, è legittimo che il singolo esprima la sua libertà di coscienza, ma ci faccia la cortesia di non mandare sotto la maggioranza in Commissione e di andare in aula ad esprimere il suo voto. Noi siamo un partito non un movimento anarchico». Poi però ci ha tenuto a replicare alle parole di Corradino Mineo di ieri: «Chi ieri ha detto che sono un ragazzo autistico ha offeso migliaia di persone: non è giusto per chi vive una situazione di sofferenza e di bellezza. Toccate pure me ma lasciate stare i ragazzi disabili».  E ribadisce: «Noi non mandiamo via nessuno ma non possiamo permettere a qualcuno di ricattare con la sua presenza la maggioranza». «In settimana - ha aggiunto - cominciamo a votare, la ferita dei franchi tiratori su  Romano Prodi è ancora aperta, penso che ci debba essere tra di noi un codice di comportamento». «Le riforme costituzionali non sono un capriccio del ministro Boschi, o della senatrice Finocchiaro. «Vogliamo le riforme costituzionali perchè pensiamo sia precondizione per far ripartire l’Italia». Da parte sua Mineo, lasciando l’assemblea del Pd, ha chiesto scusa: «Chiedo scusa alle famiglie» dei bambini disabili, «a Matteo Renzi e a Maria Elena Boschi», ha detto il senatore.  Renzi: Io autistico? Chi me lo ha detto offende milioni famiglie e bellezza ragazzi disabili Guarda il video su Libero TV "Andate dai giudici" - Il segretario del Pd annuncia poi dei provvedimenti sulle infrastrutture. «L’apparato infrastrutturale si è basato su regole astruse e su sistemi di controlli che erano sistematicamente elusi», ha detto Renzi. «Saremo nelle condizioni di affrontare questa sfida solo se interverremo sul codice degli appalti e intervenendo per sbloccare infrastrutture bloccate da anni, che favoriscono varianti d’opera. Il nostro intervento sulle infrastrutture sarà uno degli interventi più forti della storia d’Italia», ha annunciato Renzi facendo un appello: «Se c’è qualcuno di noi che ha informazioni o notizie di reato, salga i gradini di un palazzo di giustizia e vada a accontarlo ai magistrati prima che i magistrati vengano a chiederlo a lui. Lo faccia per rispetto agli uomini e alle donne che fanno i volontari alle feste dell’Unità». Detto questo Renzi sostiene che «il Pd non deve avere paura di vincere la sfida del garantismo». «L’avviso di garanzia - spiega - non può essere una condanna. Lo abbiamo detto con franchezza e con la stessa franchezza diciamo che chi patteggia significa che è colpevole e deve quindi fare un passo indietro». Il tifoso - «L’inghilterra noi la vogliamo mandare fuori dai Mondiali, non dall’Europa...», ha scherzato Renzi dal palco dell'Ergife sui rapporti in Ue con l’Inghilterra che stasera sfiderà l’Italia ai Mondiali. Poi tornato serio lancia le sue sfide: «Su tre temi dovremo giocare la battaglia delle prossime settimane»: l’Europa, la «sconvolgente isoccupazione giovanile» e una «gigantesca campagna» per l’educazione che riguardi anche «Rai, scuola, università». Quanto al problema immigrazione Renzi ha annunciato: «Chiediamo che la missione Mare Nostrum sia gestita dall’Europa, chiediamo di gestirla con l’Europa, che ci sia una corresponsabiltià non solo economica, ma politica». Grillo, Berlusconi - Renzi ironizza poi su Grillo. «Il M5S sta facendo questa trionfale marcia su Roma, in tre anni hanno preso 3 capoluoghi di provincia, mancano 105 anni e avranno in mano l’Italia», ha detto nel corso del suo intervento. Su Berlusconi ha voluto chiarire: «Il governo ha chiesto alla Rai di contribuire» ma tutti hanno detto «che il governo voleva smantellare la Rai perchè ’Renzi ha fatto l’accordo con Berlusconi'. Ma oggi c’è Google, è tutta un’altra cosa rispetto a 20 anni fa, come si fa a dire che siamo fermi al duopolio di 20 anni fa?». Rai - «La discussione sulla Rai va aperta sul serio. Apriremo il dossier, il file sulla Rai», ha detto all'Assemblea. «In questi anni i partiti sulla Rai hanno ceduto spesso a un atteggiamento: quello di pensare di avere un ruolo, di giocare un piccolo potere. La storia della Rai è il maestro Manzi ma anche una presenza forte della politica persino nelle carriere dei giornalisti interni», sottolinea. «Noi o prendiamo in mano la questione Rai convinti che si tratta di uno straordinario vettore comune per le prossime generazioni, con una informazione libera e programmi che arricchiscono l’Italia, o siamo in grado di fare una grande discussione in cui teniamo insieme scuola, cultura e rete o finiamo in pasto al sindacato di turno che vive su una dimensione parallela dentro la Rai». Per Renzi «se continuiamo a pensare che la Rai ha quel numero di dipendenti, di sedi, quelle realtà economiche così stravaganti, quel potere pervasivo della politica, se pensiamo di continuare così, non andiamo da nessuna parte». Secondo il premier, «la sfida è alta e non è quella di un servizio in più nel Tg locale per dare soddisfazione alla vanità del politico di turno che deve cambiare la sua forma mentis».

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