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Superconsulenti, la carica dei 500 scelti dal governo che fino ad ora hanno fatto zero

Sandro Iacometti
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Se andate sul sito del ministero dell'Innovazione con un po' di fatica potete trovare le relazioni conclusive degli otto sottogruppi che compongono la task force di 74 componenti istituita dalla ministra dell'Innovazione Paola Pisano per l'utilizzo dei dati contro l'emergenza Covid-19. Non si tratta di opere monumentali, poche paginette nella maggior parte dei casi, ma i lavori messi nero su bianco sono una delle rare prove dell'esistenza in vita dell'esercito di esperti e consulenti arruolato dal governo per fronteggiare la pandemia. C'è chi parla di 18 comitati e oltre 500 incarichi, ma tenere il conto è impossibile. Anche perché, tranne pochissime eccezioni, nei luoghi deputati alla comunicazione istituzionale dei gruppi di lavoro e della loro attività non vi è alcuna traccia. Certo, abbiamo sentito tanto parlare dell'ex manager Vodafone Vittorio Colao e del suo Comitato di esperti per la Fase 2, un gruppo lievitato fino a 24 membri per rispettare le quote rosa. Abbiamo letto delle interviste e orecchiato i contenuti di qualche riunione, tutte rigorosamente in videoconferenza.

Però sul sito del governo oltre ai nomi dei componenti null'altro è dato sapere. Non uno straccio di relazione, né un brogliaccio. Nessun calendario delle riunioni, niente argomenti trattati. Buio assoluto. Si vocifera, tuttavia, che la task force nata per consentire agli italiani di uscire dal lockdown abbia consegnato al premier Giuseppe Conte un documento di ben quattro pagine (una per ogni sei esperti). Stesso discorso per la creatura affidata al capo di Invitalia Domenico Arcuri. In questo caso, trattandosi del Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, sul web è possibile consultare una manciata di ordinanze, comprese quelle famose sul prezzo politico delle mascherine (che stiamo ancora aspettando). Niente però si sa sul lavoro della sua squadra di "supporto", a parte il fatto che è costituita da 40 componenti divisi in nove differenti uffici, di cui viene fornita anche una dettagliata, quanto inutile, infografica ad albero.

 

 

 

 

In fondo è già molto. Delle due task force create dal Guardasigilli Alfonso Bonafede, una di 40 componenti per le carceri e una di 20 componenti sulla giustizia non si conoscono neanche i nomi dei partecipanti. Non ha lesinato informazioni sul suo comitato personale, invece, il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa. Sforzo che, ahinoi, non è bastato a far capire di cosa si occupi il suo Gruppo di studio su economia e sviluppo sostenibile formato da 9 professori. La mission ufficiale è quella di supportare il Comitato per la bioeconomia e la fiscalità sostenibile. In particolare sui sistemi di rating e di valutazione della finanza verde, sull'economia comportamentale e sugli acquisti verdi per la Pa. Per chi ancora non avesse compreso, lo stesso ministro ha precisato che "lo scopo del gruppo è quello di implementare e dare maggiore efficacia alle norme e agli strumenti che già esistono, con uno spirito di condivisione e innovatività negli approcci".

Chiarissimo. Ben altre le dimensioni scelte dalla ministra Lucia Azzolina per farsi aiutare nel difficile compito di tenere chiusa la scuola. La sua task force per gestire l'emergenza nella Fase 1 è formata da 123 membri. La struttura, di cui si sa pochissimo, è nata sulle ceneri di un comitato preesistente al ministero dell'Istruzione e si è occupata prevalentemente di didattica a distanza. Discorso a parte la Fase 2. Non potendo pretendere più di tanto dai suoi 123 collaboratori, la Azzolina ha deciso di creare un altro gruppo, questa volta di soli 18 componenti, per organizzare la riapertura. Anche qui non ci sono documenti. Ma qualcosa è trapelato. Avete presente le notizie che hanno gettato nel panico le famiglie sulle classi divise a metà, sulle lezioni nel fine settimana o all'aperto, sul proseguimento dell'insegnamento via web? È opera loro.

 Non è stata da meno la ministra della Famiglia, Elena Bonetti. In piena pandemia l'idea è stata quella di creare una task force Donne per un nuovo rinascimento, con il compito, si legge nel decreto istitutivo, di sviluppare «analisi ed approfondimenti dei dati ed evidenze scientifiche relative all'impatto nei diversi settori provocato dall'epidemia». Inutile cercare materiale. Il comitato, composto da dodici donne, ha una durata annuale. Al termine del periodo sarà realizzato «un documento programmatico». Mettiamoci comodi, insomma. Nel frattempo, però, la Bonetti ha fatto scendere in campo un'altra squadra di 20 componenti. L'obiettivo, questa volta, è di elaborare azioni, strategie e politiche a favore della tutela e della promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nel quadro del contrasto alle conseguenze dell'emergenza epidemiologica. Compito nobile che, però, è già affidato all'Osservatorio nazionale sull'infanzia e l'adolescenza, organismo istituzionale di 50 membri che il nuovo comitato dovrà affiancare. Bizzarro? Non più della task force di 11 componenti istituita dal Dipartimento per l'editoria per combattere le fake news o del gruppo di coordinamento di 35 componenti creato dal ministero dell'Economia per l'efficiente e rapido utilizzo delle misure di supporto alla liquidità.

Avete avuto la sensazione che negli ultimi mesi non siamo stati sommersi da notizie completamente inventate o che le imprese abbiano ricevuto con solerzia e tempestività i quattrini promessi? Qualche sciocco, con l'esplodere della pandemia, aveva pensato che la task force del ministero della Salute, istituita il 22 gennaio, e il Comitato tecnico scientifico, nato il 5 febbraio, fossero più che sufficienti a fronteggiare l'emergenza. Poi ci siamo ritrovati con 18 gruppi di lavoro e 500 esperti. La verità è che l'occasione era troppo ghiotta: un evento catastrofico mai visto nella storia moderna unito all'impossibilità di presenziare fisicamente a qualsiasi tipo di riunione. A ministri, sottosegretari e commissari è bastato firmare un paio di scartoffie e organizzare qualche videoconferenza per trasformare centinaia di emeriti sconosciuti in superconsulenti del governo. Regalare un po' di visibilità, qualche riga di curriculum e una medaglietta da appuntare sul petto non è mai stato così facile. 

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