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Furbetti del bonus, perché il M5s non ha chiesto i nomi a Tridico: "Errori e interessi inconfessabili"

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Errori e interessi inconfessabili. Dietrofront degli indignati e l’audizione diventa una beffa”. Così ha titolato Repubblica sull’audizione di Pasquale Tridico, che alla Camera ha affrontato il caso dei deputati che hanno preso il bonus 600 euro destinato dall’Inps ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in crisi economica a causa dell’emergenza coronavirus. Secondo Filippo Ceccarelli l’audizione è stata una commedia, dietro la quale si nascondono “misteriosi giochi partitici e infrapartitici, così come rarefatte dissimulazioni che coinvolgono la gestione 5 Stelle dell’Inps, oltre che inconfessabili convenienze connesse al referendum sul taglio dei parlamentari”.

 

 

A molti infatti non è sfuggito che tutta questa vicenda è esplosa proprio ad un mese dal voto popolare, nonostante risalisse allo scorso maggio: una tempistica quantomeno sospetta, dato che la nuova ondata di indignazione non farà altro che favorire il “Sì” al referendum. Inoltre Ceccarelli formula diverse ipotesi sull’atteggiamento calmo della Camera nei confronti di Tridico, nonostante negli scorsi giorni erano stati annunciati fuoco e fiamme: “La prima è che i parlamentari si sono accontentati perché la legge, bene o male, comunque l’hanno approvata loro, che sarebbe pure il loro lavoro. Il secondo possibile motivo dell’acquiescenza può risiedere nel fatto che i fruitori del bonus, almeno a un certo livello, non sono poi in realtà così diversi da coloro che l’altroieri hanno fatto fuoco e fiamme. Terza plausibile eventualità: nel guaio ci stanno dentro tutti, leghisti, 5 Stelle, Pd”. 

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