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Giorgia Meloni, operazione-sorpasso sui 5 Stelle: "E Mattarella ne deve prendere atto"

Alberto Busacca
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Una sfida nella sfida. Quando si chiuderanno le urne delle elezioni amministrative, per prima cosa si farà la conta delle Regioni. Quante al centrodestra? E al Pd? Però, al di là di chi sarà eletto governatore, per capire l'aria che tira a livello nazionale sarà importante anche leggere il risultato dei singoli partiti. Mentre la Lega è da tempo saldamente al primo posto in tutti i sondaggi, infatti, alle spalle del Carroccio le posizioni potrebbero cambiare. Il punto cruciale, stringi stringi, è la costante crescita di Fratelli d'Italia, che in questi mesi avrebbe più che raddoppiato i consensi rispetto al 6,44% ottenuto alle Europee del 2019.

Giorgia Meloni, intervenendo ieri a Mattino Cinque, ha per una volta messo da parte la scaramanzia. Con Salvini, ha precisato, non c'è nessuna sfida. Non punta a togliere voti al Carroccio. «Non ci interessa crescere a scapito dei nostri alleati. Noi la corsa la facciamo sui nostri avversari. Ogni volta che mi chiedono se voglio superare la Lega rispondo di no». La leader di Fratelli d'Italia, però, non si nasconde. Il suo partito ha un obiettivo chiaro, ed è ormai a portata di mano: «Io voglio superare il Movimento Cinque Stelle. E potremmo riuscirci. Tra poche settimane, se non lunedì, due dei primi tre partiti in Italia potrebbero essere di centrodestra. Sarebbe un indicatore importante di quello che vogliono i cittadini».

Ciò che oggi sembra imminente, comunque, fino a qualche mese fa era inimmaginabile. Alle Politiche del 2018, per capirsi, il Movimento Cinque Stelle aveva preso il 32,68% contro il 4,35 di Fdi. Di Maio, in termini assoluti, aveva ottenuto oltre 9 milioni di voti più di Giorgia. Ma poi è andato al governo, deludendo in fretta ogni aspettativa. Mentre la Meloni, un passo alla volta, puntando tutto sulla coerenza e sulla chiarezza del messaggio, ha iniziato a crescere fino ad arrivare, negli ultimi sondaggi disponibili, intorno al 15%. Pochi decimali dietro i pentastellati, appunto...

IL RUOLO DEL COLLE
E se le cose dovessero andare bene, la leader di Fdi spera che qualcosa possa cambiare pure a Roma. Magari grazie a un intervento del Quirinale, visto che la maggioranza giallorossa non sembra intenzionata in nessun caso a mollare l'osso spontaneamente. «Sono assolutamente certa che proveranno a fregarsene anche in caso di vittoria del centrodestra», ha detto la Meloni. «Se questi signori avessero un minimo di interesse per quello che pensano i cittadini, probabilmente non sarebbero più lì già adesso». Il punto cruciale della questione, però, è «cosa pensa il Presidente della Repubblica, che nel nostro ordinamento non è, come vorrebbe la sinistra, un mero notaio di maggioranze raccogliticce in Parlamento, ma il garante della Costituzione, che all'articolo uno recita che la sovranità appartiene al popolo, e che prevede lo scioglimento anticipato delle Camere come strumento da utilizzare quando c'è una distanza siderale tra il popolo italiano e quello che accade nel Palazzo».

Un elemento, questo, che per Giorgia sarebbe da tenere in considerazione, «a maggior ragione perché siamo di fronte a un governo sostenuto da una maggioranza fatta di partiti che hanno preso il voto dei cittadini sostenendo che si sarebbero combattuti. Gli italiani, tecnicamente, sono stati turlupinati». Chiaro, perciò, che per la Meloni la cosa più importante del prossimo week-end siano le elezioni amministrative: «Penso che il vero test sul governo siano le Regionali». Il referendum, inevitabilmente, passa un po' in secondo piano: «Una eventuale vittoria del "Sì" non si può considerare una vittoria del governo e del M5S». Insomma, se gli elettori punissero i pentastellati nelle regioni, che non provino a spacciare per loro grande successo il taglio dei parlamentari. Anche perché, ormai, alla favola dei grillini anti-casta non crede più nessuno...

 

 

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