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Aiuto, torna Luigi Di Maio? Si intesta i meriti del Sì e scarica Vito Crimi: riparte la scalata al M5s

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«Ce l'abbiamo fatta, ancora una volta». Così Luigi Di Maio, parlando alla Camera, ha commentato i primi dati che confermavano la vittoria del Si al referendum sul taglio dei parlamentari. Dopo tante scoppole elettorali non gli sembrava vero al ministro degli Esteri di poter parlare finalmente di numeri positivi e così si è scagliato contro «Diverse forze non meglio identificate che si sono unite sotto il vessillo del no con il solo scopo di colpire il governo e il sottoscritto. Visto il risultato per loro è stato un boomerang». Merito suo il successo referendario, demerito degli altri la scoppola alle Amministrative. «Sulle regionali non faccio mistero del fatto di aver sempre detto che potevano essere organizzate diversamente: anche per il Movimento potevano essere organizzate con un'altra strategia». Quindi - anche se Di Maio ufficialmente lo difende - se nessun candidato grillino, Puglia e Campania a parte, ha superato il 10% sarebbe tutta colpa dell'attuale leader Crimi. Giggino non si attribuisce responsabilità. Di Maio è furbo, ha capito che l'arma dell'anti-casta è ormai l'ultima rimasta a un Movimento in sfacelo. E quindi ci riprova: «Il nostro compito - evidenzia - è cogliere le nuove opportunità, una di queste non può che riguardare la normalizzazione degli stipendi dei parlamentari». E Crimi? Dissimula ottimismo: «Il risultato è inferiore alle precedenti Regionali... ma non mi scoraggio... la nuova sfida è quella dell'organizzazione sui territori».

 

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