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Maria Elena Boschi, indiscrezioni: "Il suo nome fatto solo per provocare", caos alle trattative

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Maria Elena Boschi è sulla bocca di tutti. Il suo nome è in lizza per numerosi, troppi, ministeri. Dall'Economia, allo Sviluppo economico fino alla Giustizia. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Eppure il volto della renziana per eccellenza nei giorni delle consultazioni sembra essere tutt'altro che di buon umore. "Anche oggi nell’androne di Montecitorio, anche adesso alla luce del mattino, tutti notiamo che è vestita di nero. Nero il tailleur, nera la camicia" scrive Fabrizio Roncone sulle colonne del Corriere. D'altronde la Boschi questa crisi non l'avrebbe voluta. Magari un ministero, una buona poltrona, ma non di certo il polverone sollevato dallo strappo di Italia Viva. 

 

 

Ma si sa - è la conclusione di Roncone - "quando Renzi parte non lo fermi, vincere non lo diverte, gli piace stravincere, in baruffa si esalta, e allora la crisi è precipitata nel buio più fitto". Talmente fitto che ha portato la deputata da sempre fedelissima del senatore di Rignano a minacciare l'addio (anche se da lei prontamente smentito). Renzi che da mesi va chiedendo ai suoi di fidarsi, sembra meditarne un'altra delle sue. Stando alla maliziosa supposizione di Roncone il nome della Boschi candidata ovunque al governo sarebbe usato "per provocare, e incendiare". Non dunque perché effettivamente sia candidata a tutto. Ma per creare il caos, per far saltare il banco.

 

 

D'altronde - è il ragionamento del quotidiano di Fontana - "il suo nome" non è solo "assai ingombrante, ma certo è l’unico con un peso politico autonomo e una coda di militanti/fan". Nel frattempo i nervi della Boschi sono tesissimi. Sempre Roncone parla di una deputata solitaria: "Ha tolto il saluto anche a certe ex colleghe del Pd. Quando vede Luca Lotti da lontano, prende il cellulare e finge di fare una telefonata. Del vecchio gruppone dei turbo renziani è rimasta amica solo di Francesco Bonifazi". Forse ha semplicemente capito l'ennesimo ribaltone del suo leader. Fatto, questa volta, sulla sua pelle.

 

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