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Gianluigi Paragone contro Luigi Di Maio: "Così ha ucciso Gianroberto Casaleggio un'altra volta"

Antonio Rapisarda
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«Il M5s? Non dovete più guardare all'atto di nascita. Quello ormai è il passato remoto. Oggi è un'altra cosa: fake politica, esiste solo nei retroscena giornalistici. I suoi temi originari stanno tutti fuori dal "blog" ormai...». Ne è convinto Gianluigi Paragone, leader di ItalExit ed ex grillino entrato in rotta con il MoVimento già all'inizio della svolta anti-sovranista.

Senatore, i 5 Stelle sono davvero sul punto di esplodere?

«Sì. Ed è una cosa che valuto positivamente. C'è un gruppo importante di parlamentari che non ha più voglia di assistere all'inganno, di mandare giù cose che evidentemente non hanno più nulla a che fare con il M5s. Soprattutto con la campagna elettorale che li aveva portati in Parlamento».

Il ministero della Transizione ecologica è l'ultimo specchietto per le allodole?

«Il ministero è un bluff in sé. È l'artifizio che ha consentito a Grillo di ingannare ancora un po'. La transizione ecologica non è nella natura delle cose urgenti: oltre a essere uno slogan, è un grande affare che viene offerto all'industria tedesca, a quella cinese e così via. Nella filiera industriale italiana non rimarrà nulla di tutti i soldi che verranno spesi».

 

 

 

Che impatto avrà il governissimo col MoVimento una volta finita la luna di miele?

«A me interessa l'impatto del governo Draghi rispetto al Paese e sarà dolorosissimo. Il governo, di cui ancora non abbiamo visto l'azione, rispecchia il grande disegno che Draghi ha in testa: completare la transizione dell'Italia da potenza economica a parco di divertimenti altrui. La finanza, che di solito sta sempre sotto un cappuccio, stavolta ha mostrato il suo top player. Un soggetto molto pericoloso».

Senza Di Battista, Morra, Lezzi, per non parlare di tutti gli altri espulsi e di spezzoni di società civile che hanno lasciato, come lei, che cosa cosa resta del M5s?

«La situazione del MoVimento è talmente caotica che fa bene Di Battista a stare fuori specificando che non capeggia alcuna rivolta. Poi, da quello che vedo Lezzi e Morra vogliono tentare con altri una resistenza per giocare la partita all'interno e piegare gli imbarazzanti governisti del M5s. Fuori da questo gruppo ristretto, infine, ci sono altri parlamentari che considero assolutamente degni della ribellione che stanno consumando».

Si riferisce alla fronda sovranista?

«Premessa: il sovranismo non è né di destra né di sinistra, è una risposta a chi vuole cancellare lo Stato. Detto ciò mi riferisco - tra gli altri - a Mattia Crucioli, a Pino Cabras, ad Alvise Maniero. Sono dei colleghi con la schiena dritta, con una grande coerenza. E con una idea di Stato che non deve soccombere rispetto al potere finanziario».

 

 

 

Ha aperto a loro le porte di ItalExit?

«Ci stiamo sentendo ma so bene che compongono anime diverse. Detto ciò con alcuni di loro farei volentieri un pezzo di strada in comune».

Come giudica l'idea di utilizzare il simbolo dell'Italia dei valori per un eventuale nuovo gruppo?

«Purtroppo sono dei passaggi obbligati dai regolamenti. Ecco, vorrei fare un appello al presidente Mattarella e a quelli delle Camere: l'opposizione già è ridotta ai minimi termini. Allora, per salvare almeno le apparenze, direi di derogare alle norme che vietano la costituzione di piccoli gruppi. Penso che per il bene della dialettica democratica, anche in deroga ai regolamenti, sarebbe il caso di dotare questo misero dissenso degli strumenti parlamentari che consentano azione e dialettica parlamentare».

Se scissione sarà che cosa resterebbe del M5s che lei ha conosciuto?

«Quello che resta è la gommosità e l'imbroglio di cui sono parte Di Maio, Patuanelli, i governisti e il gran "grullo". Una imbarazzante poltiglia di Palazzo».

Quand'è che ha capito che il progetto era finito?

«Ve l'avevo già detto più di un anno fa. Sono stato espulso dal "nulla": da questi personaggi tipo la Dadone o Crimi. Fuori da questo nulla, c'erano persone perbene che ora hanno detto basta così. Ai governisti interessa soltanto quel po' di potere che il sistema gli concede. Rimasugli di potere sufficiente per tirare a campare e piazzare amici da qualche parte».

Gianroberto Casaleggio che direbbe davanti a tutto questo?

«Gianroberto l'hanno ucciso un'altra volta. E la pugnalata gliel'hanno data Grillo e Di Maio. Che possono permettersi di fare quello che stanno facendo solo perché non c'è più Gianroberto. Mi spiace davvero per il figlio Davide, non se lo merita».

 

 

 

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