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Pd, Andrea Marcucci punge Enrico Letta: "Capogruppo donna, allora perché in Europa no?"

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Simona Malpezzi è la nuova capogruppo al Senato. Sarà lei a prendere il posto di Andrea Marcucci, avendo raccolto 34 firme su 36 tra i senatori dem. Un cambio di passo, quello voluto da Enrico Letta, non esente da critiche. Primo a opporsi lo stesso Marcucci che però ha finito per accettare l'imposizione (indicando la Malpezzi come erede). Anche se il senatore nega di aver ricevuto pressioni: "Non ho subìto diktat da parte di nessuno - spiega al Corriere della Sera - perché ritengo che l’autonomia sia sacra, perciò abbiamo lavorato all’interno del gruppo su una candidatura che fosse espressione delle sensibilità più rappresentate tra i senatori e abbiamo scelto un nome autorevole, che non fosse dettato dall’esterno, come quello di Simona Malpezzi".

 

 

Non sarà di certo questa la soluzione per calmare le acque in un partito preso di mira dalle donne: "La questione di genere - conferma Marcucci - non si risolve dicendo che il partito rimane in mano agli uomini, il governo ha tutti ministri uomini e quindi alle donne si danno i gruppi parlamentari". E ancora: "Credo che si debba essere coerenti, conseguenti e uniformi su tutti i fronti. Detto questo, c’è il valore simbolico di alcuni gesti, perciò ho fatto un passo indietro".

 

 

E a chi gli chiede Sul perché il Pd non abbia fatto lo stesso a Bruxelles, Marcucci non attende a rispondere: "Questa è una domanda che ho fatto a Letta e lui ha dato la sua spiegazione che mi ha solo parzialmente soddisfatto", ovvero "che lì le dinamiche sono diverse: ci sono due ruoli apicali e uno lo ricopre Simona Bonafè, l’altro Benifei". Da qui l'accusa legata alla sua "cacciata": "Ho avuto la sensazione che dietro a questo ci fosse il rammarico di qualcuno". Nonostante questo il senatore mette le mani avanti: niente rancore. "Porterò avanti le mie battaglie all’interno del Pd, senza fare sconti a nessuno come ho sempre fatto. Mi impegnerò molto di più in termini politici per rafforzare le istanze liberal-democratiche e riformiste, attività che necessariamente ho dovuto moderare avendo un ruolo nel quale rappresentavo tutti".

 

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