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Luca Zaia e Vincenzo De Luca, indiscrezione sul faccia a faccia: "Tutto in dialetto". Dago-bomba: è finita in disgrazia?

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Quando Luca Zaia e Vincenzo De Luca si parlano... Bastano poche righe, a Dagospia, per delineare scenari immaginifici e atmosfere surreali. Tutto merito della pandemia, si fa per dire. Da quando è arrivato il coronavirus, 15 mesi fa, le riunioni politiche sono state fatte quasi sempre "in remoto", con gli esponenti collegati dal proprio ufficio o, ancora più spesso, dalle proprie case. Via i vincoli di abbigliamento formale, via il cerimoniale: si procedeva spesso a briglie sciolte, anche perché purtroppo alle discussioni politiche spesso cavillose e un po' di lana caprina si sono sostituite agende molto più drammatiche e incalzanti, con decisioni da prendere velocemente, sulla pelle di milioni di italiani (ed elettori).

 

 

 

 

Ma nella tensione generale, c'è anche di che ridere.  Soprattutto in un appuntamento fisso e cruciale come le conferenze Stato-regioni, chiamate a valutare ogni settimana o quasi zone rosse, gialle, lockdown, indici di contagio Rt, effetti sociali ed economici delle misure da adottare.

 

 

 

 

"Le riunioni via web dei nostri governatori - scrive Dago, pubblicando la rubrica Chicche di gossip del settimanale Chi, diretto da Alfonso Signorini -, vere primedonne del Paese, sono ricche di gag imperdibili. Soprattutto quando la discussione si instaura tra il campano Vincenzo De Luca e il veneto Luca Zaia. Che si punzecchiano sui rispettivi dialetti". Non è difficile da credere, anche perché i due governatori in questione rappresentano due visioni opposte della politica e del Paese: Zaia, leghista, veneto e nordista, contro De Luca, piddino (sui generis, per la verità), campano e sudista. Impossibile non ripararsi occhi e volto dalle scintille.

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