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Conte, prove tecniche di scissione (ma forse è una finta)

 Il banchetto di Conte

L'ex premier pensa già al gruppo parlamentare grazie all'aiuto del Maie. Pronto anche lo slogan: "insieme". Ma per ora è stallo messicano tipo Tarantino

Francesco Specchia
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Siamo allo “stallo messicano” dei film di Quentin Tarantino con i due avversari cristallizzati nell’atto di puntarsi reciprocamente il revolver. Sotto un cielo plumbeo a 5 Stelle che odora di livore e di tempesta, tanto per essere romantici.

Nel momento in cui scriviamo, Beppe Grillo e Giuseppe Conte sembrano tenacemente inchiodati alle loro posizioni. Il primo, Grillo, - dopo un video evangelico e molto paraculo da padre accorato agli iscritti- è lì che intima al placido Crimi di autorizzare la piattaforma Rousseau all’uso dei dati per gli iscritti per l’elezione del co0mitato direttivo, stavolta a pagamento. E Crimi, anche lui paraculo ma follower di Conte, accetta ma vorrebbe usare SkyVote piattaforma concorrente al redivivo Casaleggio. Il secondo duellante, invece, Conte, afferma di non lasciare il suo “progetto politico nel cassetto” dopo aver rigettato qualunque idea di diarchia (“Mi è stato chiesto di condividere il nuovo statuto con tutti gli organi. Mi è stato chiesto di condividere la linea politica. Mi è stato chiesto addirittura di concordare uno staff di segreteria. Un atteggiamento umiliante”). L’avvocato procede ad una campagna acquisti senza pari: si parla di 100/140 tra i pentastellati del Senato dove Giuseppi ha la maggioranza, e della Camera dove la metà è ancora grillina: quasi tutti sono parlamentari in scadenza a cui è stata promessa la ricandidatura vaporizzando il vincolo dei due mandati. Il nuovo gruppo contiano sarebbe istituzionalmente roccioso. Con una base parlamentare ampia conterebbe pure su due ministri preziosi come Stefano Patuanelli e Federico D’Incà che potrebbero seguire l’avvocato; alcuni big tipo Alfonso Bonafede e Paola Taverna. Il nuovo partito avrebbe già un slogan –non originalissimo- “Insieme”; e toglierebbe voti anche al Pd mandando il Movimento sotto il 10%; e fiorirebbe, a livello di gruppo parlamentare,  sotto l’ala del Maie-Movimento Associativo Italiani all’Estero dell’argentino Ricardo Merlo, già “responsabile” sempre pronto allo spolvero.

Ci sarebbero da conteggiare poi i 15 deputati di L’Alternativa c’è, fuoriusciti dal Movimento dopo la nascita del governo Draghi. Più altre animelle in pena alla ricerca del loro punto d’appoggio parlamentare. L’inedito Conte che va avanti come un caterpillar si scontra, in serata, con un’altra vulgata. Quella racconta di un Luigi Di Maio che, come l’astuto Ulisse, si troverebbe prima a colloquio con lo stesso ex premier e poi con Fico; e che avrebbe convinto i due duellanti ad un accordo per impedire che il partito si spacchi e la Lega diventi il primo interlocutore di Draghi. Ma è una vulgata improbabile, perché proprio Grillo vorrebbe Di Maio come rifondatore del nuovo Movimento. Ma è improbabile anche questo perché per guidare un partito Di Maio dev’essere ricandidabile; e, secondo il caposaldo ideologico grillino, i suoi due mandati li ha già esauriti. Poi c’è Ale Di Battista, di ritorno, bello paciarotto, dal Sudamerica. Conte lo vorrebbe. Ma con chi diavolo starà davvero Dibba, l’uomo che ritiene Draghi la Morte del Settimo Sigillo di Bergman? E la Raggi? Per chi parteggerà Virginia bella che è appena stata mollata, in Campidoglio, da 4 consiglieri passati all’avvocato? E che fine farà il contratto da comunicatore dei 5 Stelle appena firmato da Rocco Casalino che – in quanto spin doctor di Conte- sarebbe già la prima vittima dell’Elevato? Le truppe parlamentari di Conte, insomma, sarebbero incombenti; meno, la base elettorale che molti analisti darebbero al 10-15%. Ed è per questo che si parla anche di una collocazione, irrilevante ai fini del governo, da parte dell’avvocato all’opposizione per rastrellare voti sulla scia della Meloni.  Conte si muove  tra gli umori, i sondaggi e i pacchetti di voti come un vecchio democristiano.

In tutto ciò, i deputati alla Camera, tramite il capogruppo Davide Crippachiedono di vedere la bozza del nuovo Statuto al centro della discussione, almeno per capire di cosa si sta parlando; e vogliono incontrare sia il garante che l’ex presidente del Consiglio per un ultimo, estremo, tentativo di appeasement. Conte fa sapere che presenterà lo statuto e la nuova carta dei valori “ai parlamentari che lo richiedono”. Ma non fa sapere null’altro. Grillo, invece, fa sapere che il progetto dei 5 Stelle proseguirà (rubando una frase di Conte) guardando al 2050, al lungo periodo. E nessuno che, però, osi ricordargli l’assunto dell’economista Keynes, “nel lungo periodo saremo tutti morti…”.

 

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