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Coronavirus, l'accusa a Roberto Speranza: ecco perché il Ministero nasconde ancora i dati

Roberto Speranza  

Giuseppe Valditara - Claudio Zucchelli
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La politica di contrasto al Covid del governo Conte 2 e pure del governo Draghi si è fondata su dati. In particolare su 22 indicatori che hanno classificato le regioni italiane in zone bianche, gialle, arancioni, arancioni rafforzate e rosse. Insomma i diritti costituzionali degli italiani sono stati compressi sulla base di dati epidemiologici. Già l’Accademia dei Lincei da giugno 2020 aveva chiesto invano di rendere pubblici questi dati. Si tratta di conoscere quei dati disaggregati a fondamento di una seria politica di contrasto al virus. Per tale motivo, Lettera 150 e i suoi esperti statistici, tutti docenti universitari, hanno sentito il bisogno di acquisire i dati epidemiologici disaggregati, per compiere elaborazioni e verificare la correttezza delle scelte governative.

 

 

 

Non si tratta di sfiducia, ma di trasparenza e correttezza scientifica. In qualsiasi indagine i ricercatori ragionano su dati comuni nel confronto tra impostazioni e trattamenti anche diversi per raggiungere certezze, confutando e abbandonando strade sbagliate. Lettera 150 ha dunque chiesto al Ministero della Salute la pubblicazione sul portale ministeriale, di tutti i dati grezzi. Gli stessi sui quali il Ministero compie le sue elaborazioni fornendo le proiezioni e le previsioni circa l’andamento della pandemia, sulle quali poi il governo si basa per imporre i divieti o i permessi. Il Ministero non ha risposto, costringendo così Lettera 150 a presentare ricorso al Tar, con istanza depositata a marzo. A quel punto il Ministero ha cercato di tirarsene fuori rilanciando la palla all’Istituto Superiore di Sanità. Ad oggi il tribunale non ha ancora assunto una decisione.

 

 

 

 

Da tutto ciò si ricava una lezione: nonostante le leggi sul diritto alla trasparenza, l’arroganza della amministrazione della Salute ritiene che il popolo debba essere amministrato nella ignoranza. Legittimo sorge il sospetto che o i dati disaggregati non sono stati raccolti adeguatamente oppure che se scienziati indipendenti potessero averli a disposizione forse  la legittimità di certe misure verrebbe messa in grave dubbio. Per non delegittimare la politica di contrasto al virus di questo governo, sarebbe opportuno che il presidente del Consiglio intervenga lui autorevolmente inducendo il suo Ministro a compiere un gesto di trasparenza.

 

 

 

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