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Monica Cirinnà, voci dal cuore della sinistra. "Il dramma di Capalbio, chi è che si intende di servitù"

Stefano Re
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Il dramma dell’Afghanistan in queste ore ha subito un brusco stop tra le top news più discusse dai network. Da stamani infatti si è imposto una nuova emergenza umanitaria: quella raccontato dalla senatrice Monica Cirinnà al Corriere della Sera, costretta proprio durante le ferie a fare la lavandaia, l’ortolana e la cuoca, nello scenario infernale della sua azienda biologica a Capalbio. Altro che Kabul!

 

 

 

 

Un incubo, quello della madrina degli Lgbt, causato dalla ferocia della colf, sicuramente assoldata da Pillon, che stufa di stare da sola con il cane, ha piantato in asso di punto in bianco la povera senatrice. Che poi, diciamocela tutta, mollare i cani, in casa Montino-Cirinnà è proprio da sconsiderati. 

 

 

 



Sconcerto e solidarietà in tutta la sinistra. La prima a reagire è stata Laura Boldrini, anche lei vittima a suo tempo dell’efferato killeragggio di una assistente parlamentare che si rifiutò immotivatamente di andare in lavanderia a ritirare gli abiti della ex presidente della Camera. "Solo chi ci è passato, conosce la tragedia di Monica", pare che abbia detto la Boldrini. In prima linea i compagni di corrente della senatrice moglie del sindaco di Fiumicino, gli orlandiani e Goffredo  Bettini. Lo scienziato della politica de no’antri, un altro che di servitù, anche se nel suo caso thailandese, se ne intende!

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