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Green pass, voto segreto alla Camera: la Lega sta con Fratelli d'Italia e si scatena il caos. Pd: "Salvini irresponsabile e inaffidabile"

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Alla Camera sul Green pass la Lega vota con Fratelli d'Italia e si scatena il caos nella maggioranza. Bocciato l'emendamento sull’eliminazione del certificato verde per entrare nei ristoranti, ma nel voto segreto la conta non torna: 270 no, 4 astenuti e 134 voti a favore, molti di più dei rappresentanti del partito di Giorgia Meloni (poco più di 50). "A conti fatti, quasi 100 parlamentari della maggioranza votano contro il governo - accusa su Twitter il deputato Pd Enrico Borghi, accendendo la miccia -. Ormai la doppiezza della Lega viene elevata a sistema. A questo punto la domanda è semplice: la Lega non ha più fiducia in Draghi? Lo dica!".

 

 

 

Il leader leghista Matteo Salvini, in una giornata convulsa iniziata con il ritiro dei propri emendamenti al decreto legge come segnale di buona disposizione nei confronti del premier Mario Draghi, ha più volte ribadito che "non è in discussione la nostra fiducia all'esecutivo". Ma certo l'asse con FdI è un bel segnale: su tamponi gratuiti e obbligo vaccinale il Carroccio non intende mollare di un millimetro. Di "gravissimo atteggiamento" parla Enrico Letta, segretario del Pd, secondo cui la Lega "dimostra irresponsabilità, non ha a cuore la salute degli italiani e non è un partner di governo affidabile. Un partner di governo affidabile non vota gli emendamenti dell’opposizione su una questione chiave".

 

 

 

 

In poche ore, insomma, svanisce il clima di compattezza che si era faticosamente creato dopo un weekend ad altissimo tasso di tensione, compreso il riavvicinamento ufficiale (si vedrà quanto effettivo) tra Meloni e Salvini in quel di Cernobbio. Una uscita che di certo ha pesato anche sul voto a Montecitorio. Ma Salvini glissa: "Non penso che il governo dipenda dal fatto che uno voglia andare al ristorante a mangiarsi la pizza con o senza il green pass. Penso che il governo abbia altre sfide ben più ambiziose rispetto a queste".

 

 

 

 

E il ritiro degli emendamenti leghisti? È avvenuto, spiega l'ex ministro degli Interni, "perché altrimenti il governo avrebbe messo la fiducia e non ci sarebbe stato neanche dibattito in Parlamento e quindi non ci sarebbe stata neanche la possibilità di discutere un singolo emendamento". Insomma, fiducia sì, ma non a scatola chiusa né gratis. 

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