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Matteo Salvini "silenzia" i ribelli del Green Pass: niente tv per Claudio Borghi, stop Twitter per la Donato

Lorenzo Mottola
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Nelle ultime ore in casa leghista sono successe alcune cose. Matteo Salvini ha rilasciato un'intervista ad AffarItaliani per spiegare che alcuni parlamentari dovrebbero parlare molto meno, alludendo alle polemiche sul Covid e alla richiesta di indire congressi per decidere o modificare la linea del partito. Nelle stesse ore, l'onorevole anti-vax Claudio Borghi ha rinunciato a un'ospitata su La7, fatto sostanzialmente contro natura per uno dei politici più presenzialisti dell'emisfero nord.

 

 

 

 

 

Quasi in contemporanea, l'eurodeputata Francesca Donato - nota sostenitrice delle cure alternative per il Coronavirus, tra le quali l'utilizzo del farmaco per bestiame Ivermectina sugli esseri umani ha annunciato che per un po' di tempo smetterà di scrivere sull'argomento sui social. Un po' di silenzio. Ovviamente non si tratta di una coincidenza. Il segretario del Carroccio ha deciso di far chiarezza. Basta sparate e fughe verso posizioni estreme sui vaccini. «Per noi i No vax sono come i No tav», ha chiarito l'ex ministro qualche giorno fa a Cartabianca. E per quanto riguarda i provvedimenti del governo per contenere la pandemia, saranno ministri e governatori leghisti a gestire la pratica, seguendo i cinque punti che sono stati discussi e annunciati da Salvini (in cima alla lista, per essere chiari, ci sono proprio promozione della campagna vaccinale e utilizzo del Green pass).


STRATEGIE - Ovviamente questo non significa affatto che la Lega rinuncerà alle sue richieste, soprattutto per quanto riguarda le riaperture. Ma alzare la voce è inutile: c'è chi non vede l'ora di sfruttare la pratica in chiave elettorale per far passare i leghisti per negazionisti. D'altra parte, quando è il Capitano a fare richieste al premier, immediatamente Pd e M5S strumentalmente montano barricate. Al contrario, mantenendo i toni bassi, la Lega ha portato a casa alcuni risultati al tavolo delle trattative negli ultimi giorni. Per esempio, i tamponi salivari gratuiti o a prezzo ridotto. La linea Borghi non piace nelle roccaforti del Carroccio. Le elezioni sono vicine e nel partito si è fatta strada l'idea è che anche dal punto di vista del consenso seguire posizioni "estreme" sul virus non porti affatto fortuna. In Lombardia e Veneto, per fare due esempi, l'adesione alla campagna del generale Figliuolo è stata massiccia. Allo stesso modo, i sondaggi premiano ministri "moderati" come Giancarlo Giorgetti, che secondo una rilevazione è, di tutta la squadra di Draghi, l'esponente che ispira maggior fiducia, arrivando al 41%. Meglio, quindi, per i leghisti concentrarsi su altri temi. Per esempio, puntare il dito sullo scandalo Mps.

 

 

 

 

La pioggia di dichiarazioni di parlamentari del Carroccio è solo l'inizio di una campagna, studiata per mettere in imbarazzo il Pd e, magari, lo stesso Mario Draghi, ex presidente di Bankitalia. Per il resto, la Lega si concentrerà sui suoi temi, dall'immigrazione al nucleare. Chi pronosticava scontri interni è rimasto deluso. La fronda di scettici a quanto pare non era così numerosa come parrebbe di intendere seguendo i talk show. Da tempo i parlamentari hanno smesso di frequentare le manifestazioni No green pass. E ora nessuno si è ribellato per i chiarimenti sulla linea, se si esclude un consigliere comunale di Firenze (approdato al misto) e pochi altri. L'unico caso scoppiato è quello che riguarda la Donato, alimentato da un'intervista rilasciata al Foglio dal direttore di La7 Andrea Salerno. La frase incriminata: «Guardate che non invitiamo la Donato per danneggiare Salvini, sono i leghisti che la vogliono». Un'uscita che ha alimentato un sospetto: la Lega gioca su due tavoli mandando No vax in tv per poi mostrare il suo volto più mite con governatori e ministri. Teoria che non regge: lo staff di Salvini in realtà non sapeva nulla delle ospitate della Donato né le aveva concordate. E tantomeno auspicate. La linea del partito non è quella dell'eurodeputata.

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