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Quirinale, il retroscena di Bruno Vespa: trappola pronta per Silvio Berlusconi. Esplode il centrodestra?

 Vespa e Berlusconi

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Il centrodestra rimarrà unito se Silvio Berlusconi "fallisse la missione Quirinale?". Bruno Vespa, nel suo editoriale su Il Giorno, spiega che Matteo Salvini e Giorgia Meloni gli hanno promesso che lo avrebbero sostenuto come candidato alla presidenza della Repubblica purché non si unisse "in via definitiva al centrosinistra, come fece a Strasburgo quando Ursula von der Leyen prese il posto di Jean-Claude Juncker anche con i voti di Forza Italia". E adesso, sottolinea Vespa, sono costretti a rispettare il patto "e allo stato è molto difficile che il Cavaliere li tolga dall'imbarazzo".

 

 

Il Cavaliere infatti pensa che il suo sogno sia realizzabile. Conti alla mano, al quarto turno avrebbe bisogno della maggioranza assoluta dei voti che sono 505. Al momento ne ha 456, quindi, osserva Vespa, "gliene mancherebbero solo 49. E la campagna acquisti di Berlusconi tra gli almeno duecento peones del gruppo misto e di quella parte del Movimento 5 Stelle che ha la certezza di non tornare in Parlamento glieli garantisce".

 

 

Ma attenzione perché, come la storia insegna, sulla strada potrebbero saltare fuori i franchi tiratori. "Si dice che per arginarli, il Cavaliere abbia chiesto alla truppa di Forza Italia di fotografare la scheda nel vestibolo che viene approntato per l'occasione (non è vietato) e agli alleati di scrivere, come in uso nella Prima Repubblica, il suo cognome preceduto dal nome o dall'iniziale o dall'onorevole: ogni artifizio distinto per gruppi in modo di fare la conta. Possibile? Forse sì. Certo da cardiopalma. Può andar bene e può andar male", prosegue Vespa.

 

 

Quindi il problema non è solo come evitare "il tradimento" ma anche di capire "(già al primo turno) se l'ipotesi di successo è realistica. Questo significherebbe aver già sepolto la candidatura Draghi (che ha senso soltanto con un semi plebiscito al primo turno) con tutto quel che comporta per il futuro del suo stesso governo". E "se l'evidenza dei fatti sconsigliasse il Cavaliere dal mettersi in gioco", conclude Vespa, "potrebbe essere egli stesso il king maker di Draghi o di chicchessia". In questo scenario "una bruciatura plateale potrebbe avere invece conseguenze serissime sul futuro elettorale dell'alleanza". 

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