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Quirinale, "domani il presidente": Mario Draghi ko, ecco i tre nomi. I timori di Sergio Mattarella: se oggi supera i 200 voti...

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Oggi, quarto voto per il Quirinale, sarà ancora nulla di fatto: astensione, scheda bianca annunciata di fatto da tutte le forze di maggioranza. Ma la sensazione, già da ieri sera, è che la soluzione del giallo sia vicina. Già domani, venerdì 28 gennaio (e sul "già" si possono fare facili ironie), potremmo avere il prossimo presidente della Repubblica. Filtra ottimismo, soprattutto dalla Lega: mezze conferme da Matteo Salvini, dunque Luca Zaia che spiega come le cose si stiano allineando.

 

Bene, ma chi sarà? Ora, Mario Draghi sembra davvero fuori dai giochi. Quotazioni crollate dopo le trattative di sera, notte e mattino. La svolta sarebbe arrivata dalla disponibilità del centrodestra a votare "un nome di alto valore istituzionale". E i nomi sul tappeto sono tre: Giuliano Amato, Sergio Mattarella e Sabino Cassese. Tutti e tre, infatti, scongiurerebbero la crisi di governo e il "ricatto" di Mario Draghi: il premier infatti resterebbe al suo posto, non potrebbe rifiutare nessuno di loro.

La decisione finale dovrebbe essere presa in serata, alle 19 il centrodestra convocherà una riunione di partito per deliberare, ovviamente di concerto con Pd e M5s. Di quasi sicuro, ad ora, c'è solo che c'è un grande sconfitto: Mario Draghi. Oltre a Pierferdinando Casini, in verità, bruciato dalle dichiarazioni incrociate di Salvini ed Enrico Letta, anche se quest'ultimo ha smentito il suo riferimento a "Casini eletto nel Pd".

 

Ma non è tutto. Già, perché comunque il voto di oggi, quello in corso, potrebbe avere un peso. Occhi puntati sui voti che incasserà Sergio Mattarella. Considerando che lo scenario pare delinearsi, e considerando che il suo è uno dei nomi nel lotto, dall'aula e nel segreto dell'urna potrebbero arrivare pesanti segnali. Molto più pesanti rispetto agli oltre 100 voti presi alla vigilia. Fonti parlamentari, infatti, riferiscono che se Mattarella superasse i 200 voti, il segnale sarebbe quasi inequivocabile: deve essere lui il presidente. Questo perché, se non si trovasse l'accordo sul suo nome, i franchi tiratori potrebbero clamorosamente far saltare il banco. Il tutto con buona pace di quel Mattarella che ha ripetuto in ogni occasione di non voler fare alcun bis. Ma la politica è l'arte del possibile e, soprattutto, dell'impossibile.

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