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Mario Draghi "fino al 2026". Il retroscena sulla "ipoteca politica", voci da Palazzo Chigi

 Mario Draghi

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Mario Draghi, politicamente, non sarà di nessuno, fino al 2026. "Il voto dell'attuale Parlamento sul Pnrr ha posto infatti un'ipoteca sul futuro Parlamento, siccome il Piano - in base ai trattati - rappresenterà la parte più rilevante del prossimo governo e avrà un valore vincolante per le Camere, le Regioni, persino per la Pubblica amministrazione", scrive il Corriere della Sera. Draghi ha escluso un impegno politico durante e dopo il voto, il suo suo ruolo sarà sempre istituzionale. "Draghi è rimasto amareggiato per il fatto che non gli sia stato riconosciuto il ruolo svolto proprio nell'ultimo tornante della corsa per il Colle: quando cioè rappresentò a Mattarella il pericoloso livello di confusione che si era prodotto e gli chiese di rivedere i suoi progetti personali", scrive sempre il Corriere.

 

 

Draghi ora ripropone il metodo applicato fin da quando è entrato a palazzo Chigi: se c'è qualcosa che non va, lo dice. La sua priorità è tutelare la crescita del Paese minacciata dalla fiammata inflattiva e il balzo dei costi dell'energia, che minano la ripresa. Draghi vuole portare a compimento il progetto del Pnrr: la sua vera scommessa. Draghi tiene al suo profilo istituzionale. "E un conto è aver fatto il presidente del Consiglio perché chiamato dal capo dello Stato a formare un gabinetto di emergenza nazionale senza colore politico, nel finale di una legislatura. Altra cosa sarebbe guidare subito dopo le elezioni un gabinetto retto da una maggioranza parlamentare, pure se fosse di larghe intese", precisa il Corriere.

 

 

In questo senso va interpretato il tour per l'Italia che il premier ha iniziato, e che serve  a "rafforzare la sua immagine nell'anno di campagna elettorale". "Perché i partiti - per quanto malmessi - stanno già iniziando la competizione. E la sfida si giocherà attorno al perimetro di palazzo Chigi. Oggi con la riforma del Csm, domani con la Finanziaria", conclude il Corriere.

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