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Green pass, le cifre che il governo ignora: italiani prigionieri, mentre all'estero... cosa c'è dietro?

Claudia Osmetti
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È che da pandemia a pandemonio il passo è breve (e pure inutile). Il coronavirus ci ha stravolto l’esistenza, però adesso basta. Sì, d’accordo, non ne siamo ancora fuori (ieri si sono contati altri 28.900 contagi),mala storia dobbiamo raccontarcela tutta se vogliamo capire come siam messi. E tutta la storia significa dirci anche che il tasso di occupazione delle terapie intensive, oggi, è stabile al 5%: un anno fa lo era al 33%.Oppure che quello dei posti letti nei reparti ordinari covid, ora, è fermo al 13%, contro un incidenza di quasi il triplo del 2021 (il 37%). Son numeri che contano, mica sciocchezze. A darli è l’Agenas, cioè l’Agenzia nazionale peri servizi sanitari regionali: tabelle, cifre e statistiche son cose che all’Agenas maneggiano ogni santissimo giorno. È una buona notizia: significa (primo) che questa è la coda di una delle ondate peggiore del virus e lungi dal prenderla sottogamba, però possiamo anche pensare di respirare un po’ e (secondo) che è arrivato il momento di allentare l’allentabile. Cribbio, l’han fatto tutti in Europa.

 

ALTROVE
L'Austria ha sospeso la vaccinazione obbligatoria, la Francia ha eliminato il distanziamento fisico e pure il green pass e le mascherine (ad eccezione dei centri anziani), Il Regno Unito non sapeva manco cosa fosse il green pass prima, figurati adesso. Ma noi niente. Il contentino di non dover portar più le mascherine all'aperto e poco più. «Credo che arriveremo a un momento in cui il certificato verde non sarà più richiesto», dice il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, «però ritengo ragionevole pensare che sarà a maggio o a fine maggio: questo è l'obiettivo del governo».

Scusi un attimo, sor Costa: a maggio? Ma mancano ancora due mesi e mezzo! E nel frattempo che si fa? Restiamo a casa a vedere l'economia che si sbriciola? Non c'è solo la guerra che ci rincara le bollette: il settore del turismo, tanto per dirne uno, è in ginocchio da due anni. Se non si torna alla normalità una volta per tutte, qui, finiamo gambe all'aria e arrivederci. Tra poco è Pasqua, se non si fa qualcosa i viaggiatori del lunedì (quello dell'Angelo) riempieranno gli alberghi di Atene e di Madrid, non di Roma e di Milano. «Siamo il Paese più vaccinato e con più restrzioni, c'è qualcosa che non va», tuona il leader del Carroccio Matteo Salvini. Ecco: «La richiesta che la Lega porterà al governo e al presidente Draghi è di fare come i cugini francesi", ossia di "togliere tutte le restrizioni». Però di farlo adesso perché aspettare che cominci l'estate suona quasi come una presa in giro. Dello stesso avviso è anche Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia): «Il green pass ha danneggiato il tessuto economico e sociale della nostra nazione», sbotta, «è arrivato il momento di porre fine a questa dannosa misura». 

 

ALTRA MUSICA
Qui a Libero il green pass l'abbiamo difeso (e parecchio) in passato: intendiamoci, non rinneghiamo di un millimetro quanto abbiamo detto. Ché allora (un anno fa) vivevamo in un mondo completamente differente. Non c'erano i vaccini. Anzi, la campagna vaccinale stava partendo e occorreva spingere sull'acceleratore. In compenso avevamo le sirene degli ospedali che ci suonavano nelle orecchie giorno e notte. Chi se lo dimentica. Perfetto. Adesso è tutto un altro spartito. I vaccini ci sono. Ce li siamo fatti somministrare (e pure in massa: l'89,61% degli italiani con più di dodici anni il braccio ce l'han messo almeno due volte, l'83,29% addirittura tre e, per inciso, in pochissimi nel mondo occidentale han fatto bene come noi). Anche (soprattutto) grazie a quel lasciapassare-covid che i no-vax, i no-mask e i no-pass (appunto) hanno criticato fin dalla prima ora. 

Però ora basta. Ha fatto il suo, il green pass. Ha funzionato. E, siamo onesti, era una misura temporanea. "Di scopo", come si dice. Lo scopo è stato raggiunto, basta. Non ha senso continuare a tenercelo sul groppone. I dati dell'Agenas son lì da vedere: in Veneto e in Lombardia, due delle regioni che hanno subito maggiormente la morsa del covid, le terapie intensive sono occupate pure meno della media nazionale (che ricordiamo è al 5%). A Milano il tasso di presenza è del 4% e a Venezia del 3%. Dài, ma di cosa stiamo parlando?

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