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Mario Draghi alla Camera, banchi M5s semideserti. Voci dalla Lega: "Non si sa se...", maggioranza in tilt

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Prosegue la protesta silenziosa del Movimento 5 Stelle contro Mario Draghi. Il premier parla alla Camera, nuovamente, e Claudio Borghi, deputato della Lega, twitta: "Non so se vuol dire qualcosa ma M5S assente in aula per le comunicazioni di Draghi". L'immagine dei banchi 5 Stelle semi-deserti è effettivamente di grande impatto, anche perché arriva a poche ore dal caos per l'intervento in aula del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In 350 onorevoli, tra deputati e senatori, hanno marcato visita. Molti sono grillini, in aperto contrasto con la linea del governo a favore del rifornimento di armi agli ucraini.

 

 

 

C'è chi aveva proposto di collegarsi anche con il presidente Vladimir Putin, in una bizzarra (visto  il contesto bellico e diplomatico internazionale) versione italica della par condicio. A far rumore, soprattutto la posizione del presidente della Commissione difesa Vito Petrocelli, che ha già annunciato che d'ora in poi non voterà più la fiducia al governo. Mezzo Parlamento ha chiesto le sue dimissioni dall'incarico istituzionale, ma lui tiene duro anche a costo di venire espulso dai 5 Stelle. 

 

 

 

 

Draghi, incurante delle proteste pentastellate, tira dritto. "I fondatori dell'Unione europea, tra cui De Gasperi, ponevano come obiettivo la pace nel Continente europeo. Proprio per questo avevano progettato la Comunità europea di difesa ed è proprio per questo che noi vogliamo creare una difesa europea ed è proprio per questo che noi vogliamo adeguarci all'obiettivo del 2 per cento che abbiamo promesso nella Nato", ha sottolineato il presidente del Consiglio, che ha riferito alla Camera in vista del prossimo Consiglio europeo. "La Bussola - ha aggiunto il premier - è un primo piccolo passo. L'Europa spende tre volte quello che spende la Russia in difesa, la spesa è importante ma il compito è più difficile è quello del coordinamento, solo quando avremo risolto questo potremo parlare di difesa europea".

 

 

 

 

E ancora, sulle sanzioni annuncia misure ancora più severe: "L'Europa era all'inizio molto cauta, in particolare i Paesi più colpiti nel disegnare le sanzioni" a carico della Russia per la crisi ucraina. "Ma questo era solo all'inizio, poi ci si è resi conto che tipo di catastrofe si stava creando e lì non ci sono state più esitazioni. Siamo andati diritti e abbiamo fatto moltissimo. Possiamo fare di più? Certo che possiamo fare di più e lo faremo. Bisogna definire il quando e il come". "L'Europa - ha rivendicato Draghi - ha fatto quello che poteva fare, non ci sono stati contrasti nel decidere la politica da perseguire". E una frase ronzerà nelle orecchie dei filo-Putin del nostro Parlamento: "Lei vuole scusare Putin. Putin non può, non ci sono scuse per chi aggredisce, non ci sono scuse", è la risposta del premier al leghista Guglielmo Picchi, ma che arriverà forte e chiara anche sui banchi dei 5 Stelle. E a Vittorio Sgarbi replica: "Dovremmo lasciare che gli ucraini perdano il loro Paese e accettino pacificamente la schiavitù? Capisce bene che questo è un terreno scivoloso, che ci porta giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi a cominciare da Hitler, a cominciare da Mussolini".
 

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