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Giuseppe Conte, il "folle" ultimatum a Mario Draghi: il governo può cadere

Antonio Rapisarda
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Nel mezzo di una tragica crisi internazionale, in cui si cerca di ottenere in tutti i modi lo stop all'invasione russa in Ucraina, Giuseppe Conte ha pensato bene di minacciare guerra all'esecutivo di unità nazionale. In mattinata il capo "sospeso" dei 5 Stelle ha affidato a La Stampa la dichiarazione ufficiale di avvio del conflitto sul tema più delicato e interconnesso con le cancellerie straniere: l'aumento delle spese militari al 2% del Pil. Mario Draghi, infatti, mercoledì ha rilanciato la necessità «di adeguarci all'obiettivo che abbiamo promesso nella Nato»? «Non potremmo assecondare un voto che individuasse come prioritario l'incremento delle spese militari a carico del nostro bilancio», ha replicato l'avvocato di Volturara Appula. Segue l'annuncio: «In questo caso il MoVimento non potrebbe fare altro che votare contro». All'obiezione dell'intervistatore - «Cadrebbe il governo» -, la risposta di Conte è stata il lancio del guanto di sfida: «Ognuno farà le sue scelte». La sua è chiara: no. A sostegno della tesi contiana sono giunti subito i fedelissimi. Il primo è il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia: «Oggi la priorità è contrastare il caro bollette, un bonus energia per le Pmi e incentivare le energie rinnovabili per diminuire la dipendenza dal gas russo». Sulla stessa scia l'ex reggente Vito Crimi. Ma in realtà in casa grillina - a partire dal capogruppo al Senato Castellone - regna tutt' altro che sintonia. Le chat, già in mattinata, sono in tilt. A favore di Giuseppi? Non esattamente. Fra i portavoce c'è chi parla di «follia» davanti all'ipotesi di staccare la spina al governo. A maggior ragione, si sfoga un altro, «in mezzo a una guerra». E poi «vogliamo davvero passare per putiniani?».

 

 

 

SCHIZOFRENIA

A Libero c'è chi fa presente, poi, «la schizofrenia» della posizione di Conte: «Abbiamo appena votato le risoluzioni che impegnano il governo a incrementare la bussola strategica. Per fare questo devi aumentare le spese militari...». Quelle spese militari che l'ex premier - ora in versione "pacifista" - quando era a Palazzo Chigi non ha avuto alcun problema ad aumentare: +7,28% nel 2020 e +6,04% nel 2021. E la coerenza? «Ma li vedete i nostri sondaggi?», sullo smartphone gira il crollo al 12,9% della rilevazione Swg di TgLa7. «Ha trovato la scusa per tornare populista: guarda caso con il plauso di Di Battista...». Alla fine - dopo una giornata di tensioni interne - non ci sarà alcun ordine del giorno dei 5 Stelle per bloccare la crescita della spesa militare (che sarebbe andato, a proposito di schizofrenia, in direzione contraria a quello già votato alla Camera). Il timore è quello di spaccare platealmente i gruppi e di mettere in difficoltà il Pd: che, da parte sua, guarda con irritazione all'ennesimo psico-dramma pentastellato e aspetta che la linea "atlantista", vicina a Luigi Di Maio, prenda direttamente e indirettamente le contromisure. A incunearsi sulle divisioni dei giallorossi è arrivato però l'ordine del giorno presentato da Fratelli d'Italia che ricalca i contenuti di quello votato quasi all'unanimità dalla Camera: proprio sull'incremento della spesa militare. A questo punto la capogruppo del Pd alla Camera, Deborah Serracchiani ha messo in chiaro la linea da non oltrepassare: «In questo momento non ci si può permettere di mettere in difficoltà un governo che sta affrontando dei passaggi delicatissimi».

 

 

 

BOTTA E RISPOSTA

Il patatrac sembra dietro l'angolo, dato che Conte, parlando alla platea "sensibile" dei partigiani dell'Anpi, non sembra intenzionato a mollare: «Non saremmo all'altezza della nostra Costituzione» se, «invece di intervenire con investimenti urgenti sulle emergenze per aiutare imprese e famiglie, noi scegliessimo la strada di interventi massicci in spese militari. Questa per noi è una scelta inaccettabile». Sentenza sufficiente a turbare le intenzioni di Mario Draghi? No, ovviamente: «Ho ribadito l'impegno che hanno preso tutti gli altri governi nei confronti della Nato», ha ricordato il premier a chi gli ha chiesto un commento sulla posizione di Conte. «Abbiamo questo impegno che è storico per l'Italia e continueremo a osservarlo». L'escalation, a questo punto, è tutta nelle mani dei grillini. Sempre ieri e sempre a proposito di incroci con la Russia è stata la volta dell'audizione di Conte al Copasir: «Ho chiesto io di essere audito perché chi ha avuto incarichi istituzionali ha l'obbligo morale di rispondere del proprio operato in trasparenza». Il riferimento è alla missione russa in Italia durante la prima emergenza Covid: un capitolo su cui non è mancato il tentativo di scaricare la responsabilità sugli allora colleghi di governo Di Maio e Guerini, salvo poi venire a conoscenza che le attività della delegazione erano state definite da Palazzo Chigi. «Ho chiarito che la missione si sviluppò esclusivamente sul piano degli aiuti sanitari - questa la versione dell'ex premier - in un momento di grande difficoltà in cui ci mancavano mascherine respiratori e altri strumenti di protezione». 

 

 

 

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