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Di Maio e Conte, Klaus Davi: "L'effetto della scissione sui consensi"

Pietro De Leo
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«L'Italia non ama le scissioni. Non ne ho ancora vista una che abbia portato un dividendo di consensi a chi l'ha fatta». Klaus Davi, massmediologo, analizza al telefono con Libero il potenziale impatto sull'opinione pubblica dello strappo di Luigi Di Maio con i Cinquestelle.

 

 

 

 

Poche speranze, quindi? 
«Se analizziamo i precedenti, la prospettiva non è buona. Ognuno che si scinde dice di volerlo fare per salvare l'Italia. Fini voleva proteggere la democrazia da Berlusconi. Ma alla fine è politicamente scomparso lui, mentre Berlusconi è ancora in campo e la democrazia sta benissimo. Alfano voleva salvaguardare la stabilità di governo, esperienza finita anche per lui. Renzi temeva le conseguenze di un Pd troppo spostato a sinistra, se n'è andato e Italia Viva non è messa bene». 
Perché le scissioni non riescono? 
«Perché alla fine l'opinione pubblica le interpreta come una cosa tutta interna ai meccanismi dell'establishment. Però, tornando al caso specifico del Movimento 5 Stelle, quanto accaduto non significa che Conte non abbia fatto errori, se subisci una scissione di questa portata è una sconfitta. Ma che questo si traduca in consenso per Di Maio la vedo dura. Anche perché è percepita come un'operazione di vertice in un movimento di base».
A proposito. Sui social sono diventati virali spezzoni video o citazioni di quando Di Maio fustigava coloro che cambiavano gruppo parlamentare. Ciò influisce sulla sua immagine? 
«Sì. È passata la narrazione di un talebano intransigente diventato ipergovernista. Percepito, peraltro, come una persona che ha raggiunto la sua posizione più grazie all'onda del movimento che per meriti propri. Poi io non dico che sia così, ma è quel che pensa ormai la gente. Certo, invertire la rotta sarà difficile, ma comunque non impossibile».
E ora? Si avvicinerà all'operazione centro? 
«Potrebbe fare un accrocco con i vari Sala, Calenda, non so...lì ci sono già 5,6 leader. Di Maio e i suoi sarebbero dei comprimari».
 

 

 

 

 

Via Davide Casaleggio, via Di Battista, via Di Maio. Grillo nemmeno va a votare alle Comunali. Oramai possiamo prendere il logo del M5S e metterlo nel baule dei ricordi?
«Il brand del M5S è consunto. Però, attenzione, il bacino antisistema esiste ancora, e quanto accaduto rimescola le carte anche a destra».
In che senso?
«Ora Meloni, Salvini e un po' anche Berlusconi daranno la caccia a quel consenso che deriva dal disagio sociale. Con la crisi economica, e se dovesse peggiorare la crisi energetica, esploderà in tutti i suoi sistemi. Il centrodestra vorrà quei voti».

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