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In Onda, Mariastella Gelmini: "Dove andrò adesso? Mi riconosco nell'agenda Draghi"

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"Lei aveva poco più di 20 anni, ha trascorso una vita intera in quel partito": Concita De Gregorio e David Parenzo hanno intervistato Mariastella Gelmini a In Onda su La7. La ministra per gli Affari regionali ha deciso di lasciare Forza Italia dopo la caduta del governo Draghi, cui gli azzurri hanno contribuito assieme a Lega e M5s. "E' successa una cosa piuttosto grave - ha spiegato la Gelmini - la crisi è stata innescata da Conte e M5s e non è stata una sorpresa, c'erano state avvisaglie, contrasti. Ma mai avrei immaginato che potessero concorrere alla caduta Fi e Lega".

 

 

 

Secondo la ministra, questo governo non doveva cadere perché "stava e sta facendo, per il disbrigo degli affari correnti, cose importanti. Per un calcolo elettorale si è deciso di privare l'Italia di una guida autorevole a livello internazionale, Draghi, e di anticipare le elezioni, che comunque ci sarebbero state nell'arco di qualche mese". Poi l'affondo: "E' stato l'epilogo di una deriva sovranista e populista che purtroppo il partito ha preso da un po' di tempo". Sul suo futuro, invece, si è mostrata ancora incerta: "Io mi riconosco nell'agenda Draghi, un'agenda repubblicana, non andrò alla ricerca di calcoli elettorali".

 

 

 

Parlando dello strappo di Forza Italia, la ministra ha continuato: "È stata una sorpresa anche per me. Nei giorni precedenti, anche la sera prima, le notizie che filtravano dai vertici erano che il governo Draghi sarebbe andato avanti. Poi si è provato a dare la colpa all'intervento che Draghi ha fatto. Alla fine è prevalsa la posizione di Meloni". E ancora: "Questa è una scelta che fa a pugni con la storia di Fi e determinerà una crepa molto forte con gli elettori di centrodestra". "Ma perché non è mai stata convocata ai vertici?", le ha chiesto Parenzo. E lei: "Il governo è stato più sopportato che supportato dalla dirigenza di Fi, anche prima della caduta il sostegno era più di facciata, i ministri sono stati progressivamente estromessi dalla guida del partito".

 

 

 

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