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Matteo Salvini e le "ombre russe": il ruolo di servizi segreti e Pd

Fausto Carioti
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È una brutta storia, quella del funzionario russo che avrebbe chiesto ad Antonio Capuano, collaboratore di Matteo Salvini, se la Lega era sul punto di far cadere il governo. Comunque si uniscano i punti che la compongono, il disegno che ne esce inquieta. Perché a giocare sporco con la democrazia italiana non è solo la Russia. Le certezze sono poche. La prima è l'articolo uscito ieri sulla Stampa, in cui si dà conto di non meglio specificati «documenti d'intelligence». Secondo questi, «alla fine di maggio Oleg Kostyukov, importante funzionario dell'ambasciata russa, domanda a un emissario del leader leghista se i loro ministri sono "intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo Draghi"». Un'intromissione nelle vicende interne italiane, che gli uomini di Mosca avrebbero provato a fare tramite la Lega.

 

 


L'altro dato certo è la replica diffusa in mattinata dal sottosegretario Franco Gabrielli, titolare della delega sui servizi segreti: «Le indiscrezioni apparse sul quotidiano La Stampa, in merito all'attribuzione all'Intelligence nazionale di asserite interlocuzioni tra l'avvocato Capuano e rappresentanti dell'ambasciata della Federazione Russa in Italia, per far cadere il governo Draghi, sono prive di ogni fondamento come già riferito al Copasir, in occasione di analoghi articoli apparsi nei mesi scorsi». Il riferimento è alla vicenda emersa a fine maggio, quando si seppe delle visite di Salvini all'ambasciatore russo Sergej Razov. Oggi come allora, i servizi italiani tengono a far sapere che il capo della Lega e i suoi stretti collaboratori non sono "attenzionati". Non da loro, almeno.

 

 

 

E se Gabrielli si espone con parole così nette, lo fa a ragion veduta. A queste due evidenze occorre aggiungerne una terza. Certe rivelazioni sono utili alla sinistra, e in particolare al Pd, per spingere la Meloni, schieratasi subito e senza indecisioni con l'alleanza occidentale, a prendere le distanze da Salvini. Un tentativo estremo di far saltare l'alleanza di centrodestra per cambiare l'esito delle elezioni, che appare già scritto. Si spiegano così le pressioni esercitate ieri sulla presidente di Fdi da Enrico Letta e tutto lo stato maggiore del Pd. «A Giorgia Meloni va bene essere alleata con chi trama con la Russia contro l'Occidente?», ha chiesto il segretario dei democratici.


LE IPOTESI
Il resto sono ipotesi, una peggiore dell'altra. La prima è che la smentita di Gabrielli esaurisca davvero la vicenda. E cioè che non ci sia alcun «lavoro d'intelligence»: La Stampa sarebbe inciampata in una patacca. Pare inquietante, e lo è, ma è anche l'ipotesi migliore. Perché non si può escludere che tra le barbe finte italiane ce ne sia qualcuna che fa un gioco a parte, consistente nel raccogliere dossier su Salvini e i suoi. Sfruttando mezzi notevoli, che consentono di conoscere la richiesta fatta a Capuano dal funzionario russo in questione, che si chiama Oleg Kostyukov ed è probabilmente figlio dell'ammiraglio Igor Kostyukov, capo dei servizi segreti militari di Mosca, e dunque tutt' altro che uno sprovveduto. Oppure, nel caso in cui questa storia sia falsa, mostrando l'abilità di confezionare dossier taroccati, che anche giornalisti esperti possono ritenere credibili.

 

 


L'INTERESSE AMERICANO
C'è di peggio, ed è la terza ipotesi: che la mano che ha confezionato tutto sia straniera. E i nomi su piazza non sono molti, anzi si riducono a uno: i servizi statunitensi. Che hanno la capacità per fare simili lavori e potrebbero avere l'interesse a diffonderli. Come potrebbero averlo avuto nel caso degli incontri di Salvini con Razov, e del colloquio di Gianluca Savoini con gli emissari di Vladimir Putin nell'hotel Metropol di Mosca. Allora il pensiero va a quanto detto da Carlo De Benedetti al Corriere della Sera: «So per certo, dalle mie fonti nel Dipartimento di Stato, che l'amministrazione americana considera orripilante la prospettiva che questa destra vada al governo in Italia». Orripilante al punto da intervenire così? Di sicuro qualcuno gioca coi veleni e ha interesse a fornire buoni argomenti al Pd. Non alla verità, perché lanciare il sasso e nascondere la mano, tenere nascoste le prove (se ci sono) e chi le ha raccolte, serve a montare il caso politico e mediatico, ma non avvicina di un passo al chiarimento su ciò che la Russia sta facendo in Italia. 

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