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Centrosinistra, mucchio selvaggio: ecco tutti i punti su cui sono in disaccordo

Gianluca Veneziani
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Il mostro "Caletta", essere mitologico figlio della fusione tra Calenda e Letta, se abbinato alle altre due creature Di Maio e Fratoianni, genera un'accozzaglia horror di soggetti che non solo si sopportano a fatica, ma pensano tutto e il contrario di tutto. Basti pensare a quanto ha detto ieri Fratoianni, «Non condividiamo l'accordo Letta-Calenda, chiediamo chiarimenti. La nostra proposta politica non è negoziabile, valuteremo», mettendo così in forse la tenuta dell'alleanza a sinistra. Ma si pensi anche ai loro programmi e idee per capire le lacerazioni che accompagnano questa unione forzata. Ieri Letta&Calenda hanno buttato giù un abbozzo vaghissimo di programma, in cui hanno trovato a fatica tre-quattro punti in comune, tra cui europeismo, realizzazione del Pnrr, riduzione della dipendenza dal gas russo (il tutto riassumibile sotto la categoria "agenda Draghi") più una spruzzata di diritti civili. Ma su molti temi decisivi non si sono neanche pronuciati, banalmente perché su quelli Enrico e Carlo sono divisi mille miglia, mentre su altri è abissale la spaccatura rispetto a Fratoianni e Di Maio. Ve ne elenchiamo alcuni, per mostrarvi la loro confusione.

 

 

 

RIDUZIONE TASSE

Il segretario dem Letta vorrebbe una patrimoniale sui super-ricchi per finanziare una dote ai 18enni; il leader di Azione Calenda è decisamente contrario a questa patrimoniale tanto da definirla una misura che «terrorizza i cittadini». Fratoianni di Sinistra Italiana è favorevole a una patrimoniale "progressiva", cioè ancora più drastica, che colpisca pure il ceto medio; Di Maio, di Impegno Civico, fino al 2020, riteneva inaccettabile una patrimoniale. Ora non si esprime.

ENERGIA NUCLEARE

Per Letta il ricorso al nucleare è «radicalmente sbagliato». Calenda è invece ultra-favorevole: vuole costruire otto centrali nucleari, sicure ed economiche. Fratoianni si oppone drasticamente all'energia atomica: quella del nucleare pulito, sostiene, è una «storiella». Anche Di Maio è contrario: si è detto disposto a «bloccare» ogni proposta di reintroduzione del nucleare.

GIUSTIZIA

Letta è contrario a una riduzione dello strapotere dei magistrati: ha votato 5 No ai referendum sulla giustizia, tra cui quelli su separazione carriere e riforma Csm. Calenda, molto più garantista, è favorevole a limitare correnti in magistratura, cambi di casacca e manette facili: ha votato 5 Sì ai referendum. Fratoianni ha un approccio più giustizialista: per lui cinque No ai referendum, perché manifestavano «insofferenza per la legalità». Di Maio si diceva contrario alla separazione carriere, sui referendum non ha manifestato posizioni personali.

 

 

 

STOP ALL'IMMIGRAZIONE

Letta considera l'immigrazione di massa una risorsa perché «serve manodopera» e l'accoglienza un dovere umanitario. Molto più cauto Calenda: propende per un'accoglienza filtrata da canali regolari e quotedi ingresso. Porti aperti e liberi tutti per Fratoianni: nessun limite all'accoglienza né distinzione tra migranti regolari e irregolari. Di Maio aveva una linea dura ai tempi del governo gialloverde (distruggere barconi e rimpatri), ora molto più sfumata.

LIBERALIZZAZIONI

Letta non ha assunto una posizione netta sulle liberalizzazioni dei taxi, per malumori interni al suo partito. Calenda vorrebbe liberalizzazioni a tutto spiano (vedi direttiva Bolkenstein) e privatizzazioni (Ita e Ilva). Fratoianni, da buon statalista, è contrario. Di Maio, da grillino, si opponeva nettamente alla Bolkenstein. Da neodemocristiano non si sa.

FILO-ATLANTISMO

Letta è stato uno degli alfieri del filo-atlantismo sin dalle prime fasi del conflitto in Ucraina. Lo stesso dicasi di Calenda e Di Maio (da buon testimonial del draghismo). Su ben altra linea Fratoianni, ostile all'invio di armi a Kiev e alla posizione troppo filo-Nato.

REDDITO CITTADINANZA

Letta è per una una «correzione» del reddito di cittadinanza, che Calenda odia ma accetterebbe di mantenere, con modifiche. Per Fratoianni è «una bestialità» toccare il sostegno che Di Maio continua a difendere. Ora capite quanto sono coesi, vero?

 

 

 

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