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Mariastella Gelmini, quando attaccava la sinistra: "Compagni marziani". E su Letta...

Gianluca Veneziani
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La Gelmini doveva essere un mini-gel, un collante per unire i calendiani ai moderati delusi da Forza Italia. Si è ritrovata a fare da stampella del Pd: Mariastampella Gelmini. Sorte beffarda di chi abbandona una barca per un'altra e poi si ritrova abbandonata dal nuovo comandante. Sorte ancor più beffarda perché i compagni di vascello sono gli stessi contro i quali lei imprecava. E con i quali ora deve remare nella stessa direzione. Cioè a babordo, a sinistra, dopo aver fatto indietro tutta.

 

E così il nuovo viaggio dell'ex forzista pare un film inaugurato dal "Ciak, Azione, si gira", dove il "si gira" indica la giravolta e gli esercizi di equilibrismo linguistico per spiegare il dietrofront: «L'alleanza col Pd non cancella le differenze con la sinistra», dice. Ma la verità è che farà fatica a spiegare i fendenti che un tempo menava contro gli attuali compagni. Era il 17 settembre 2013, al tempo del governo Letta, quando la Gelmini attaccava i dem al suon di «Il Pd non ha a cuore il governo e la stabilità politica del Paese». E nel dicembre 2013, all'uscita di Fi dalla maggioranza, accusava così l'allora premier: «Letta ha tirato, così ha detto, un sospiro di sollievo per l'uscita di Forza Italia dalla maggioranza che sarebbe ora più coesa. Lo stesso Letta (o un suo sosia) si augura un percorso riformatore condiviso da un'ampia maggioranza, comprendendovi una forza "estremista" come viene definita Forza Italia. Letta dovrebbe mettersi d'accordo con se stesso».

Al tempo del governo Conte incalzava idem, additandoli come tassatori compulsivi: «Il Pd propone di mettere le mani nelle tasche degli italiani per far fronte all'emergenza coronavirus. Scrivono contributo di solidarietà, si legge Corona-tassa», diceva nell'aprile 2020. E nel dicembre 2020 faceva nomi e cognomi: «È stato riammesso l'emendamento Orfini-Fratoianni su patrimoniale. Una misura pericolosa per famiglie e imprese. Siamo in crisi? La sinistra pensa ad alzare le tasse! Un'iniziativa incomprensibile, da marziani». E pensare che il marziano Fratoianni ora è con lei in coalizione... E che dire dello Zingaretti ora redivivo nel Pd? Per la Gelmini era l'uomo del passato. 

 

«Con lui», avvertiva il 17 marzo 2019, «il Pd torna indietro di vent' anni». Ma i messaggi più esilaranti sono quelli in cui Mariastella bersagliava la sinistra avvertendo: «Il Pd è in caduta libera», «La sinistra al governo non ha saputo rispondere ai bisogni degli italiani», «La sinistra, più che occuparsi di cultura, ha occupato la cultura» (febbraio 2018). E quelli in cui (era il 2014) elogiava Casini per essere stato alternativo alla sinistra: «Il leader Udc non è mai stato alleato elettorale della sinistra ed è stato coerente nella sua scelta centrista». Se ne deduce che la scelta centrista della Gelmini non sia stata altrettanto coerente. O lo sia stata fino all'illuminazione sulla via di Calenda e della rivoluzione liberal-comunista. E la rivoluzione non è un pranzo di gala. E neppure una cena elegante.

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