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Conte gela la Raggi: "Resta in Campidoglio"

Francesco Storace
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«E ringrazia Dio se stai ancora in Campidoglio». Non le ha detto proprio così, perché in fondo Giuseppe Conte ci tiene a mostrarsi come un gentiluomo, ma il senso delle sue parole a Virginia Raggi è stato netto: nessuna candidatura in Parlamento. Il desiderio dell'ex sindaca di risorgere con una poltrona da proscenio nazionale si infrange sullo scoglio più grosso: Conte non la vuole proprio vedere alla Camera. Il perché è presto detto. I Cinque stelle i voti li prendono quelli che riescono ancora a racimolare per il simbolo. Il legame con Beppe Grillo. I piagnistei sulle colpe degli altri. Non certo per i personaggi: unica eccezione, forse, Alessandro Di Battista, ma solo perché si è fatto da parte nel 2018.
E già è così fastidioso, per Conte, sentirsi dire che poi sarà fatto fuori da lui, figurarsi se lascia spazio a chi sgomita per dare l'idea di essere alleata a quello che potrebbe diventare il principale nemico interno. «Virginia Raggi non va certo bene per prendere voti, dicono nel cerchio magico grillino». «Lei è un autentico respingente rispetto al voto di opinione». Glielo ha ricordato con perfidia l'eterna nemica Roberta Lombardi, che fa l'assessore con Zingaretti alla regione Lazio. Alle comunali 2021 la Raggi è arrivata Virginia Raggi, ex sind quarta, fuori dal ballottaggio, umiliata dai candidati sindaco degli altri partiti. E per una uscente non è stato davvero il massimo. La Lombardi è stata feroce: «I cittadini ti hanno mandata a casa». «Fatti una domanda, Virginia», le ha urlato via Fb.

Del resto, l'ex prima cittadina di Roma è già al terzo mandato. Il primo, più breve e coinciso con la sindacatura di Ignazio Marino, dal 2013 al 2016. Poi, l'elezione a sindaco sull'onda della bubbola giudiziaria chiamata Mafia capitale. Infine il capitombolo dal Campidoglio. «E io dovrei candidarla alla Camera per perdere altri voti?», ha sibilato Conte ai suoi fedelissimi, Casalino in testa. Del resto, l'esperienza di governo capitolino che per chiunque sarebbe una delle cose più belle della politica è stata devastanaco di Roma te. Roma è stata travolta da un'amministrazione insensata, che ha lasciato come traccia di sé la stagione dell'avvento dei cinghiali, i rifiuti ovunque, i bus flambè. Come si fa a pretendere dal capo politico del movimento pentastellato di presentarsi agli italiani con un curriculum disastroso come quello della Raggi... Lei ha intuito la manovra e infilza Conte sul rapporto con il Pd, quasi a dirgli "finalmente hai capito che ti hanno fregato". Ma non sa proprio come riuscire a farsi aprire il portone di Montecitorio (violerebbe due regole contemporaneamente, tre mandati e il quarto in un'altra istituzione, il contrario del verbo grillino). In realtà, Conte ha capito che è finito un mito con la sconfitta romana. La Raggi era adorata soprattutto fuori città da tutti quelli che nel Movimento la vedevano come vittima degli altri partiti, ma vincente. Eppure ha perso. E malamente. 

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