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Carlo Calenda, Pietro Senaldi lo affonda: censura i giornalisti

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Pietro Senaldi
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Meno male che in questo Paese di esagitati c’è Carlo Calenda, noto esempio di temperanza affidabilità e savoir fair. Ieri al nostro è riuscito l'inciucio con un altro campione della parola data, Matteo Renzi. I due faranno una lista comune, perché sono bravi e stracolmi di loro stessi ma non fessi, quindi si fondono, in modo che gli basti il 3% cumulato per arrivare in Parlamento, e non il 10 che gli sarebbe invece servito se avessero mantenuto identità separate e coerenza a quanto affermano da due anni. Si dicono il Terzo Polo, anche se, sondaggi alla mano, al momento possono contare su metà dei voti di Conte, e quindi in realtà loro sarebbero il quarto. Su quattro, si intende.
 

 

 

 

LA TESTA E IL BRACCIO L'inghippo prevede che Calenda ci metta la faccia e Renzi la testa e le truppe, essendo il novello Carlo martello così sprovvisto di fedelissimi da doverli rubare agli altri, come nel caso delle ministre azzurre Gelmini e Carfagna, passate dai banchi di scuola a Berlusconi, senza il quale nulla sarebbero mai stare. E facciamo grazia per magnanimità degli step intermedi tra l'anonimato e la corte di Silvio il grande. Comunque, i due hanno deciso di spartirsi i collegi equamente - 50 e 50, ma saranno più realisticamente 10 e 10- e di mettere solo Calenda come front runner, inglesismo in voga tra i loosers di sinistra. Questo dice due cose: che Renzi è il più intelligente, tanto da aver capito che, se vuole essere rieletto, gli conviene auto-oscurarsi, e che il Centro è talmente moderato da farsi rappresentare da un bulldog come volto rassicurante. Per onestà verso i lettori sono costretto a riportate che, sempre ieri, il suddetto attaccabrighe ha esercitato i suoi canini sulle mie natiche. A una trasmissione televisiva ho dichiarato che Meno male che in questo Paese di esagitati c’è Carlo Calenda, noto esempio di temperanzaCalenda utilizza le ministre azzurre - già, perché sono ancora al governo in quota Berlusconi - come fossero due veline. L'ho detto memore dell'avvilente immagine con la quale il boss le esibiva a 'modi trofeo nella conferenza stampa del loro tradimento: una a destra, una a sinistra, braccio sulla spalla e sorriso padrone. Il bulldog si è adirato perché gli ho toccato i suoi gioielli e ha scritto sui social che, in un Paese normale «nessuno inviterebbe più in televisione uno come me, che ha offeso due donne capaci e ministre del governo». A Calenda voglio rispondere che in un Paese normale un politico, tanto più un aspirante premier - anche se a questo forse non ci crede nemmeno lui- non si permetterebbe mai di dire quali giornalisti devono andare in tv e quali no. La censura, per ora, è il solo programma politico originale tirato fuori da Calenda. E anche per questo gli italiani non lo voteranno; perché se già dà sulla voce agli altri e si atteggia a dittatore ora che non conta nulla, figurarsi se dovesse posare le robuste natiche su qualcosa di solido.
Quanto al merito, il leader si è accorto che Gelmini e Carfagna sono capaci solo da quando gli si sono offerte e lui le ha arruolate non perché le stimi ma solo nella speranza di sedurre qualche elettore forzista. Tant' è che nei vent' anni precedenti non emergono manifestazioni di apprezzamento verso il duo. Viceversa, io ho stimato e voluto bene per anni alle ministre azzurre e mi intristisce vederle ora transitate da un partito fondato da un signore a uno arruffato da un buzzurro.
 

 

 

 

FIGLIO DI PAPÀ Conosco bene anche Calenda, al quale non facevo poi così schifo, quando annaspava nell'oscurità e da noi di Libero ha sempre ricevuto cortesia e diritto di tribuna, anche molto di recente. Ma tant' è, in campagna elettorale si regredisce tutti e molto è concesso. Confido in una sua resipiscenza, gli auguro senza dover passare da un bagno di sangue elettorale. Ciò detto, anche se ritengo azzardato votarlo, sono felice che si possa candidare. Mi inquieta invece che tra le sue aspirazioni ci sia che qualcuno mi impedisca, per compiacerlo, di fare il mio lavoro. Anche perché io me lo sono sudato tutto, comparsate televisive comprese. Mio papà mi ha mantenuto agli studi ma non mi ha piazzato in Ferrari a diciotto anni. Auguri, fenomeno... 

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