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Pd, il programma? Gran bordello Italia, cosa rischiamo

Tommaso Montesano
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Prima la buona notizia: per capire che tipo di Italia ha in mente il Pd non bisogna sfogliare 281 pagine. Tante erano quelle del programma dell'Unione di Romano Prodi nel 2006. Enrico Letta, infatti, segue la scia - almeno in questo - di Matteo Renzi e per illustrare le sue proposte a poco più di un mese dalle elezioni se la cava con 35 pagine. Sette in meno di quelle che servirono al suo predecessore nel 2018. Allora l'esito fu disastroso per idem, precipitati al minimo storico del 18,7%. Letta, penalizzato dai sondaggi e da un quadro delle alleanze sfavorevole, spera di sovvertire i pronostici con il suo "Piano Italia 2027", enfaticamente intitolato «Insieme per un'Italia democratica e progressista». Il testo è stato approvato ieri, all'unanimità, dalla direzione nazionale del Pd e sarà diffuso nel Paese, parola del segretario, attraverso il verbo di «100mila volontari». Scorrendolo si scopre che il documento altro non è che la trasposizione, su carta, del colore rosso fresco di ritorno sul contrassegno elettorale. I «pilastri» del programma, che si apre con una citazione di David Sassoli, sono tre: «Sviluppo sostenibile»; «lavoro, conoscenza e giustizia sociale»; «diritti e cittadinanza». Non c'è traccia di "riformismo", totem del Pd a trazione renziana. Adesso la parola d'ordine è: recuperare il consenso di tutti i tradizionali bacini elettorali della sinistra. Ovvero: dipendenti pubblici, insegnanti, studenti, popolo dei "diritti civili", immigrati. Strizzando l'occhio ai sostenitori della droga libera.

 

 


LO STIPENDIO IN PIÙ
Nelle città italiane sono da tempo comparsi cartelloni nei quali, sopra il simbolo del Pd, compare lo slogan «un mese di stipendio in più. Giù le tasse sul lavoro, su i salari». Il programma delinea i contorni della proposta: aumento degli stipendi netti «fino a una mensilità in più con l'introduzione progressiva di una franchigia da 1.000 euro sui contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti e assimilati». Un «taglio shock» delle tasse sul lavoro di fronte al quale è lecito chiedersi perché mai i dem non abbiano provato a realizzarlo nel corso della loro partecipazione ai governi Conte 2 e Draghi 1. Tant' è. Sul fisco c'è la conferma che la stella polare resta «un sistema equo e progressivo». E dunque niente flat tax, bollata come «propaganda elettorale sulla pelle di chi ha meno».

 

 


L'obiettivo è sì «una riduzione del carico Irpef», ma solo «a partire dai redditi medi e bassi». Sul fronte delle misure per «restituire dignità e forza alle persone», spicca la proposta di aprire «1.000 bar ed edicole multifunzione in 1.000 piccoli Comuni». Ma il cuore del "Piano Italia 2027", come anticipato da Letta, è la scuola. Prima c'è la carota agli insegnanti, storico serbatoio di voti per la sinistra, cui il Pd promette di riportare «nei prossimi cinque anni gli stipendi in linea con la media europea». Misura che a regime costerebbe tra i sei e gli otto miliardi di euro. Poi c'è la scuola dell'infanzia, che i dem vorrebbero di fatto al posto della famiglia laddove si prevede di rendere obbligatorio il primissimo ciclo scolastico per i bambini.
Al di là degli annunci del segretario, tuttavia, è sul fronte dei «diritti» e della «cittadinanza» che i dem compiono il massimo sforzo a livello di propaganda. Si parte con l'annuncio del lancio di «una nuova stagione di politiche abitative per garantire il diritto alla casa»: il Nazareno promette la realizzazione di «500mila alloggi popolari nei prossimi dieci anni». Ma il meglio c'è nella pagina successiva dove Letta, che non ha mai digerito lo stop al Ddl Zan, ne promette l'approvazione «subito» insieme all'introduzione del «matrimonio egualitario». Un assist alla «comunità Lgbtqi+» e un salto in avanti rispetto alle unioni civili targate Renzi. L'altro pilastro del settore è l'immigrazione: i dem si impegnano a introdurre lo "ius scholae" e a cambiare le politiche seguite fin qui. E dunque via all'abolizione della legge "Bossi-Fini" in nome di un nuovo pacchetto normativo; «allargamento dei corridoi umanitari» e istituzione di un'Agenzia «di coordinamento delle politiche migratorie» incaricata di gestire il dossier dell'accoglienza.

 

 


CACCIA AI GIOVANI
A completare il quadro del "comparto sociale", la promessa di approvare una «legge sul fine vita» e ilvia libera alla legalizzazione dell'«autoproduzione, per uno personale», della cannabis, che il Nazareno intende somministrare dal punto di vista terapeutico «ai pazienti che ne hanno bisogno». All'elettorato più giovane il Pd getta l'amo del «contributo affitti di 2mila euro per studenti e lavoratori under 35 con Isee inferiore ai 20mila euro». Una detrazione, non un contributo diretto. Vuole dire che chi non paga le imposte non può incassarlo. E, in ogni caso, bisognerà aspettare la dichiarazione dei redditi per ricevere il rimborso. Non un gran favore per chi, ogni mese, deve pagare il canone di locazione. A proposito di giovani: il Nazareno vuole abbassare l'età del voto a 16 anni, istituendo pure «una nuova legge per il voto fuorisede». 

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