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Enrico Letta, FdI all'attacco: "Agente cinese a libro paga indiretto di Xi Jinping"

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Proprio nelle ore in cui il dibattito sul dossier Usa mette nel mirino la Lega, qualcuno tace. È la sinistra che silenzia i rapporti tra le società per cui lavorava Enrico Letta e Pechino. Società che vantano diverse sedi in paradisi fiscali. Gli stessi su cui si dice contrario il segretario del Pd. Per questo Fratelli d'Italia non può che ricordare come "le rivelazioni de Il Giornale dimostrano l'ipocrisia del Pd e del suo segretario Enrico Letta che in Italia propone una fiscalità progressiva e oppressiva, ma che per se stesso riserva e alle sue società paradisi fiscali come il Delaware, dove si può nascondere il denaro meglio che a Panama, così come scritto da The Guardian".

Le parole di Galeazzo Bignami, deputato e responsabile nazionale dipartimento imprese produttive di FdI, non si limitano a questo: "Non meno gravi sono le rivelazioni sul coinvolgimento di Letta in società di diretta emanazione del regime comunista cinese e del loro coinvolgimento nella realizzazione della nuova Via della Seta. Un coinvolgimento, quello di Letta, che impone chiarimenti sulla trasparenza della sua collocazione internazionale e sulla genuinità del suo posizionamento a fianco delle forze occidentali, piuttosto che dell'amico senza confini di Putin, vale a dire la Cina di Xi Jinping".

A fargli eco anche Andrea Delmastro. Il capogruppo in commissione Esteri del partito di Giorgia Meloni ci va giù pesante, definendo l'ex premier "agente della Via della Seta cinese" e "a libro paga di una società cinese che fa capo indirettamente a XI Jinping". Una notizia che Delmastro etichetta come "allarmante e agghiacciante". Da qui l'appello corale: "Letta chiarisca subito la natura dei suoi affari con la potenza ostile cinese che, tramite il vischioso reticolato della Via della Seta, ha lanciato la sua aggressiva sfida industriale, politica e culturale all'Occidente. Dal chiarimento della natura di quei rapporti economici dipende il grado di indipendenza e autonomia che la sinistra può assicurare all'Italia e l'affidabilità della collocazione atlantica". 

 

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