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Pd, la sconfitta del centro-comunismo: oltre la fuffa il nulla

Enrico Letta

Iuri Maria Prado
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Immancabile, ecco er dibbattito a b doppia sulle ragioni della sconfitta della sinistra dal punto di vista dell'osservatore di sinistra. C'è da perdersi negli ettari di ragionamenti che la stampa democratica dedica al crollo della democrazia italiana e alle necessità di rifondazione del centrocomunista assemblato da Enrico Letta, leggero di voti e di bagaglio verso il congresso che lo ringrazierà per essere stato sereno (gli presta il trolley Cottarelli, che per un po' non ne ha bisogno). Rinunciando alle ricreazioni parigine, e annunciando il suo programma alle platee progressiste, aveva detto: «Non vi serve un nuovo segretario: vi serve un nuovo Pd».

 

 

Chi poi dovesse farlo nuovo non si sa, perché lui l'ha tenuto uguale uguale, 25 Aprile, Costituzione Bella Ciao, San Sussidio, Sante Manette e tanto ben di dio arcobaleno da opporre all'odio, alle alluvioni di destra, alla siccità neoliberista e al ritiro antidemocratico dei ghiacciai. E il sospetto che abbiano perso appunto perché è fatto di questa fuffa, il Partito democratico, e oltre questa fuffa niente, non un'idea di riforma, non un progetto, non una convinzione, e soltanto la pretesa violenta e bislacca che il tenore civile del Paese e l'assetto democratico dell'ordinamento dipendano dal fatto che al potere stiano loro, figurarsi se lambisce le vaste angolature politiche dell'osservatore di sinistra.

 

 

Che adesso è impegnato nella ruminazione delle cose da cui ripartire, il Ddl Zan 2 la Vendetta, le figliole occupanti del Manzoni, i trecentomila statali da piazzare e un bel po' di convegni per spiegare le ragioni democratiche dell'affascinante avventura coi fascistelli dei 5Stelle. Magari il Partito democratico potrebbe ripartire dall'osservatore di sinistra: pregandolo di dedicarsi ad altro. 

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