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Ignazio La Russa, "il vice Mattarella": tam-tam nel centrodestra

Antonio Rapisarda
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La prima, vera, giornata di "accelerazione" sulle trattative nel centrodestra si conclude con un possibile schema di massima: lo scranno più alto del Senato al meloniano Ignazio La Russa, quello di Montecitorio alla Lega, ossia a Riccardo Molinari. Così come un leghista d'eccezione, Giancarlo Giorgetti, potrebbe finire per occupare a sorpresa - «frutto di sintesi», dunque non in quota Carroccio - la casella più delicata di tutto lo scacchiere: il Mef. E ciò significa che per Forza Italia si aprirebbero posizioni di peso: di prima fascia, la Farnesina o lo Sviluppo economico, come di seconda (ma con portafoglio), il Turismo. Se regge l'incastro, il primo passo concreto del governo Meloni sarebbe praticamente fatto. Il condizionale però è d'obbligo: perché in via Bellerio a fine giornata emerge preoccupazione sulla reale tenuta di questo «primo passo». Segno che l'accordo di governo passerà tutto dal vertice decisivo dei leader. Appuntamento, non a caso, ieri fortemente evocato da Matteo Salvini («Al più presto», ossia oggi).

 

 


Ma andiamo con ordine. Domani inizierà ufficialmente la diciannovesima legislatura, con le prime votazioni per l'elezione dei presidenti di Camera e Senato. L'imperativo per la premier in pectore è quello di fare presto e di dotare l'Italia di «un governo forte, unito, autorevole». Un esecutivo, ha assicurato Meloni, che sarà «il più politico di sempre» e con i connotati giusti: «Un mandato popolare, una guida politica, un programma e una visione chiari». Proprio per realizzare tutto ciò, questo il mantra, «coinvolgeremo le persone più adatte: nessuno si illuda che cambieremo idee e obiettivi rispetto a quelli per i quali siamo stati votati». Tradotto: le scelte "di qualità" - anche tecniche- si faranno per affrontare l'emergenza e per applicare il programma. Per tali obiettivi, spiegano da giorni i conservatori, dovranno essere messi da parte "bilancini" e manuale Cencelli.

 

 

 

In serata, ospite di Porta a Porta, è Maurizio Lupi a sbilanciarsi: «Credo si possa dire che si va verso la presidenza del Senato a FdI e la Camera alla Lega». Nello specifico, ha aggiunto, Ignazio La Russa «è stato vicepresidente del Senato ed è stato bravissimo». Una volta stabilito ciò, Giorgia Meloni «farà la sintesi» sulla squadra di governo. Quello di Lupi non si può catalogare come semplice auspicio dato che è stato fra i protagonisti della riunione in via della Scrofa tra gli sherpa di FdI (La Russa e Lollobrigida), della Lega (Calderoli) e di Forza Italia (Ronzulli e Barachini).


Argomenti sul tavolo: la composizione del Cdm e la presidenza del Senato. Su quest' ultimo punto per tutto ieri è continuato il braccio di ferro fra FdI e la Lega che ha continuato a sostenere proprio la candidatura dell'ex ministro Calderoli. «Pronto a fare tutto», l'uscita di quest' ultimo a fine incontro, mala scelta «sarà affidata ai nostri leader». A proposito di leader, ieri Silvio Berlusconi ha ricevuto Matteo Salvini. A Villa Grande è giunta l'eco del non possumus di FdI: non si cede la presidenza del Senato. Sul punto dalla Lega sarebbero pronti alla «mediazione», dunque al passo indietro; tenendo presente però «le aspettative degli elettori» e la promozione della «propria squadra». Non un posto in meno al governo, insomma. Un'implicita risposta alla "collocazione" a sorpresa di Giorgetti al Mef: gradita a FdI.

 

 


Discorso simile per gli azzurri. Berlusconi, oltre a una certa irritazione per i veti "sussurrati" (ma non confermati) da via della Scrofa, starebbe puntando adesso sul Mise per il nome di Antonio Tajani, sulla carta considerato papabile per il Viminale. Ma il punto più delicato, sul quale l'intesa ancora langue, è quello riguardante Licia Ronzulli: davanti alle perplessità di Meloni & co sull'eventualità di caselle pesanti per la senatrice (Sanità o Istruzione), la controproposta del Cavaliere sarà quella del Turismo. In chiusura giornata a spargere ottimismo, negando tensioni con Lega e Forza Italia e confermando il vertice di oggi a tre, ci ha pensato proprio la premier in pectore: «Leggo fantasiose ricostruzioni sul fatto che saremmo in ritardo ma come sapete ancora non abbiamo ancora un incarico. State tranquilli che quando dovessimo avere un incarico non perderemo un minuto di tempo».

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