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Pd e M5s sono disperati: per quale poltrona litigano i compagni

Alessandro Gonzato
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La prima notizia per chi (giustamente) non mastica la politica è che stavolta la sinistra pur avendo perso le elezioni ha davvero diritto alla presidenza di Commissioni e Giunte di un certo peso istituzionale e strategico; così prevedono le norme. La seconda, ma questa fa meno notizia anche se è tutta da raccontare, è che Pd, 5 Stelle e calendian-renziani dopo aver litigato per tutta la campagna elettorale (pocos, locos y mal unidos) ora stanno litigando anche per spartirsi le poltrone e gli strapuntini che spettano loro, e le beghe sono tanto tra i capi e i capetti dei diversi partiti quanto dentro ai partiti stessi.

 

 

 

SERVIZI OCCUPATI

Nel gran caravanserraglio del primo partito dell'opposizione c'è ad esempio chi al Copasir vorrebbe Enrico Borghi che al Copasir due anni fa era entrato per sostituire Lorenzo Guerini poi nominato ministro, e chi invece si affanna perché sia Guerini a tornare nell'organo che ha già presieduto tra il 2018 e il 2019 e che un tempo si chiamava Commissione parlamentare di controllo sui Servizi segreti. Al ruolo, ovviamente, aspirava anche il Movimento di Conte il quale prima delle elezioni vantava la vicepresidente, Federica Dieni, che però oltre a essere passata in Italia Viva non è stata rieletta, ma in ogni caso Giorgia Meloni e con lei il centrodestra non avrebbero acconsentito a un grillino in un ruolo tanto delicato di fronte allo spettro di una guerra nucleare. Ai pentastellati andrà con tutta probabilità la Giunta per le elezioni e delle immunità parlamentari, e a presiederla potrebbe essere Stefano Patuanelli, ministro uscente alle Politiche agricole e contiano di ferro, in lizza pure per un posto da vicepresidente a Palazzo Madama.

 

 

 

IL RUOLO DEL TERZO POLO

Il terzo polo sembrava in prima fila per aggiudicarsi la Vigilanza Rai, e dalla pole position c'era pronta a scattare Maria Elena Boschi, e però ieri sera Renzi se n'è uscito gridando all'inciucio tra Dem e 5 Stelle: «Anziché rispettare le regole hanno deciso di spartirsi tutti i ruoli di garanzia, contro il naturale diritto del terzo polo, creando una lesione istituzionale». Quella di Renzi però potrebbe essere una mossa tattica per cogliere in contropiede i suoi arcirivali dell'opposizione ed evitare che davvero, all'ultimo minuto, sfilino la Boschi dal ruolo che pareva già suo o quasi. Anche in maggioranza c'è chi non vede di buon occhio la possibile nomina in Rai della fedelissima renziana, ma Fdi e soprattutto la sua leader eventualmente non si metteranno in mezzo perché appena poco più di un anno fa avevano gridato (legittimamente) allo scandalo dopo che quello che stava diventando il primo partito d'Italia era stato escluso sia dalla nomina della presidenza (e Fdi era all'opposizione, quindi ne aveva pieno diritto) che dal Cda dellativù di Stato. In queste ore c'è in gioco anche il ruolo di questore nelle due Camere. Tornando al terzo polo, Azione avrà il capogruppo alla Camerae Italia Viva al Senato: uno uomo e una donna. Anche il Pd è alle prese coi capogruppo, e pure per queste nomine è baruffa tra Dem, riformisti, "orlandiani" e cespugli vari: chi (sempre meno) vorrebbe la riconferma di Debora Serracchiani (che nel frattempo punta la vicepresidenza di Montecitorio) e Simona Malpezzi, chi Anna Ascani e Valeria Valente, ma per il Senato c'è inoltre l'ipotesi Anna Rossomando. Letta ha risposto al fuoco di Renzi («Abbiamo concorrenti all'opposizione che hanno fatto tutta la campagna elettorale contro di noi e che si è già capito che non hanno intenzione di comporre un coordinamento con noi») e poi s' è messo a dare lezioni ai Dem: «Dovremo creare delle task force in ogni commissione. Molti di voi diranno: "Io voglio andare lì", ma non tutti possono andare nello stesso posto». Ma dai: e chi l'avrebbe detto!

 

 

 

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