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Liliana Segre, il discorso al Senato: "Cos'è la Costituzione"

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Liliana Segre presiede la prima seduta al Senato. È lei a rivolgere un pensiero a Sergio Mattarella e Papa Francesco, dando loro un "caloroso saluto". Un discorso alto, di spessore assoluto, che ha intercettato gli applausi dell'intero emiciclo. E il pensiero della senatrice a vita va anche alla Costituzione: "In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l'unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l'ha sempre sentita amica". 

E ancora, la Segre aggiunge: "Anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata. Ma se le energie che vengono spese per cambiare da decenni la Costituzione, con risultati modesti e peggiorativi, fossero state usate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e felice". Parole che suonano come un monito a quel centrodestra che non fa mistero di guardare al presidenzialismo. Parole che non ha caso subito rimbalzano tra gli esponenti del Pd: il primo a rilanciarle sui suoi profili social, Nicola Zingaretti.

 

 

Superstite dell'Olocausto e testimone della Shoah, la Segre lancia un chiaro messaggio al nuovo governo: "Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica". E ancora: "Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria". Da qui due domande: "Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date 'divisive' anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1° Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?". 

 

 

Non mancano le raccomandazioni. In un contesto in cui il Paese deve fare i conti con una grave crisi economica ed energetica, la senatrice chiede al nuovo esecutivo compattezza e senso del dovere. Al nostro fianco - è la conclusione - l'Unione europea "con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale. Non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare". 

 

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