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Giorgia Meloni, "la furia nazifascita del ghetto memoria di tutti"

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La sinistra insulta, con Enrico Letta che attacca da Berlino. E Giorgia Meloni sceglie l'anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma da parte dei nazisti il 16 ottobre del 1943 per chiudere definitivamente i conti con quella che nel Pd definiscono "l'eredità nazifascista" di Fratelli d'Italia. La probabile futura premier ribadisce la sua condanna definitiva, netta, senza mezzi termini di quell'orribile rappresaglia. Parole pesanti come macigni, in grado di scacciare ogni accusa di nostalgia e legami torbidi con il passato. E chissà se almeno di fronte a questo qualcuno, al Nazareno o nelle redazioni compiacenti, riconoscerà di aver imbastito una campagna d'odio contro FdI e la sua leader.

 

 


La Meloni definisce "vile e disumana" la deportazione di ebrei romani "per mano della furia nazifascista", con "donne, uomini e bambini strappati dalla vita, casa per casa". A 79 anni di distanza, quell'orrore "deve essere da monito - spiega la leader di FdI in una nota - perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l'indifferenza e l'odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l'antisemitismo".

 

 

 

 

Una memoria di tutti che per decenni, però, la sinistra ha considerato di suo esclusivo dominio, facendone un'arma politica potentissima. "Il 16 ottobre 1943 - ricorda ancora la Meloni - è per Roma e per l'Italia una giornata tragica, buia e insanabile". Una tragedia che qualcuno vorrebbe poter ancora continuare a usare contro l'avversario politico, stigmatizzato e demonizzato.

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