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Sallusti, Giuseppe Conte e Putin? L'ultima giravolta del giocoliere grillino

Alessandro Sallusti
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Piazza Rossa a Mosca, piazza rossa a Roma. Ieri nella Capitale è andato in scena il gemellaggio perfetto tra i seguaci di Putin e quelli di Conte, che non è Putin ma a intortare il popolo è come lo zar russo e comunque meglio di Wanna Marchi. Prima- come ha ben riassunto Carlo Calenda - ci fu il Conte democristiano, indi atlantista filo Trump che alza le spese militari, poi grande amico dei cinesi ai quali ha aperto la Via della seta, quindi socio di Mario Draghi e icona del Pd in cerca di un candidato leader, ora novello Masaniello. Una girandola tale da fare perdere la testa: "carta vince, carta perde", come dicono gli imbroglioni del gioco delle tre carte sui piazzali degli autogrill, ed Enrico Letta ci è cascato in pieno.

 

Un pezzo alla volta il giocoliere Conte gli sta sfilando il Pd mentre lui, Letta, filosofeggia sul futuro della sinistra e sul tasso di purezza di Giorgia Meloni. Il "popolo della pace" - melassa indistinta al suo interno ma unita nell'essere prima di tutto anti occidentale e quindi filo russa - ha deciso che Letta «è un assassino» (come gli hanno urlato in faccia ieri gli pseudo pacifisti) e che Conte può essere il suo leader. Basterebbe questo per definire quanto c'è da fidarsi di questo movimento che usa la guerra in modo strumentale sperando di trarne qualche vantaggio elettorale alla prima occasione. La scalata per il controllo del Pd, insomma, la si sta giocando sulla pelle degli ucraini con un cinismo che non ha paragoni proprio da chi - altro controsenso - ha provato a mettere in croce prima Matteo Salvini e poi Silvio Berlusconi per le loro passate simpatie nei confronti del leader russo.

 

Pensiamo in che condizioni saremmo se per disgrazia questi signori avessero vinto le elezioni, altro che il problema dei rave party: oggi l'Italia sarebbe lo zimbello dell'Occidente, con mezzo governo schierato apertamente a favore di Putin e del suo criminale progetto di mangiarsi l'Ucraina. O forse no, se fossero al governo più semplicemente la manifestazione di ieri non ci sarebbe stata, i cattocomunisti si limiterebbero a veglie di preghiera (che dovrebbe essere il loro compito) e Conte... beh, Giuseppe Conte avrebbe rimesso la pochette di ordinanza e sarebbe a chiedere nuove spese militari, perché "carta vince, carta perde" eccetera eccetera.

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