Cerca
Cerca
+

Carlo Calenda 'ci prova' con Giorgia Meloni: "Lei è matura, il Pd no"

  • a
  • a
  • a

"Le cose giuste, come quelle sbagliate, non hanno colore. Io sto con Pd e 5S sul salario minino e vorrei migliorare la Finanziaria. Non c'è contraddizione". A parlare così Carlo Calenda, leader di Azione, in una intervista a Repubblica. "In una fase complicata per il Paese - dichiara - noi ci siamo assunti l'onere di fare una proposta di bilancio strutturata, che poi abbiamo offerto sia alle opposizioni, sia alla maggioranza. Il Pd non ha mai risposto, mentre Meloni dicendo che mi vuole incontrare ha fatto un gesto importante". Nessun trasformismo, dunque. Per Calenda quel tendere la mano sia a destra - sulla legge di bilancio - che a sinistra - sul salario minimo - non vuol dire ambiguità.

 

La disponibilità di Giorgia Meloni ad ascoltare la proposta di contro-manovra del Terzo Polo è "un atto di maturità politica". "Con l’inflazione alle stelle - spiega Calenda - andiamo incontro a una stagione difficilissima: meno provvedimenti divisivi si fanno, meno tensioni sociali avremo". Eppure, ci tiene a precisare: "Noi restiamo all’opposizione, che però non sarà mai pregiudiziale. Se il governo dovesse sfaldarsi, sarebbero problemi per l’Italia e io non me lo auguro. Hanno vinto le elezioni e devono governare. Vediamo cosa sanno fare e se non sono in grado spetterà agli elettori decidere. È finito il tempo dei governi d’emergenza o d’opportunismo". 

 

Relativamente ai temi del colloquio - confermato da Palazzo Chigi ma non ancora fissato - Calenda proporrà alla premier "di non tagliare sulla sanità. Mancano 63mila infermieri e 20mila medici, bisogna metterci almeno sei miliardi. Così si rischia di distruggere il Servizio sanitario nazionale". Inoltre "occorre ribaltare il modo di gestire l’energia, fissare subito un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità e del gas. Oggi le imprese prima pagano e poi con il credito d’imposta ottengono il rimborso dallo Stato. Ma così non tutte ce la fanno a sostenere il peso dei rincari, un bar o un piccolo artigiano rischiano di fallire prima. Secondo noi lo Stato deve applicare alla fonte uno sconto del 50% e coprire la differenza di prezzo almeno sino a fine marzo". "Il centro - afferma infine Calenda - siamo noi. Noi siamo il centro riformista, altro rispetto a Pd e M5s". E sul futuro del suo partito, la visione è quasi avveniristica. "Mancano cinque anni alle elezioni, possono succedere tante cose. Alla fine prevedo che resteremo noi, la destra di Meloni e la sinistra che nascerà dalla saldatura tra M5s e Pd".

 

 

Dai blog