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Contanti, retroscena-Mattarella: come ha zittito la sinistra

 Sergio Mattarella

Antonio Rapisarda
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Una certezza (che è anche un'esortazione) e una secca smentita sull'Italia: la lotta all'evasione fiscale continuerà a rappresentare un impegno fondamentale anche con il governo Meloni. Ed è giunto il momento di dire "basta" con il luogo comune che racconta il Bel paese come patria degli evasori.  Dalla sua visita di Stato in Svizzera e in piena sessione di Bilancio, Sergio Mattarella non poteva essere più diretto nell'affrontare un tema su cui l'attenzione dell'Europa è altissima e su cui le opposizioni continuano a sollevare polveroni utilizzando come leva polemica alcuni provvedimenti (come l'aumento del limite del contante o lo stop alle multe per chi non accetta pagamenti col Pos) inseriti in manovra.

 

 

L'occasione è stata la conferenza stampa del capo dello Stato al termine dei colloqui a Berna con il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis. La premessa di Mattarella, rispondendo «volentieri» a una domanda, è chiara: «Non c'è dubbio che il problema dell'evasione fiscale sia grave per qualunque Paese, lo è in maniera importante per l'Italia». Un problema affrontato con serietà dentro i confini nazionali («si è fatto molto, si opera molto») e di cui il Pnrr, in termini di riforma fiscale, si occupa «con molta concretezza e indicazioni». Un piano, ha sottolineato l'inquilino del Colle, «già definito con l'Unione europea» sul quale «non vi sono segnali che venga cambiato».

CHIAREZZA - Concetto chiarissimo questo della massima carica istituzione che ieri, proprio in trasferta, ha firmato la prima manovra del governo di destra-centro: da una parte l'avvertimento, il problema evasione è una piaga. Dall'altra la considerazione del fatto che il contrasto all'evasione è una delle clausole strutturali dei prestiti europei: condizione confermata - nonostante gli strali dei detrattori - dall'esecutivo targato Meloni.

 

 

Insomma, l'uscita del capo dello Stato sembra proprio un'attestazione di fiducia sul fatto che le indicazioni previste nel Pnrr non verranno messe in discussione dal nuovo governo.

Il palcoscenico svizzero (dove dal 2014 non vige più il segreto bancario) per Mattarella è stata l'occasione anche per mettere i puntini sulle "i" su un odioso pregiudizio nei confronti dell'Italia, definita "maglia nera" per l'alto tasso di evasori. Un must presente anche dentro i confini nazionali, soprattutto nella retorica del Pd e dei 5 Stelle. «Faccio un'esortazione alla cautela nelle definizioni», ha tuonato ancora il capo dello Stato «diffidente» rispetto a conclusioni del genere («primi in classifica o ultimi in classifica»), perché generalmente «nascono da criteri difformi da Paese a Paese. Quindi sono sempre stato refrattario all'uso di queste definizioni così sostanzialmente ascientifiche».

IL DOSSIER - Sul tavolo dell'incontro con il presidente della Confederazione elvetica (che da parte sua ha chiesto all'inquilino del Colle il sostegno per togliere la Svizzera dalla "black list" in materia fiscale) è finito pure il dossier Ucraina. Nonostante la Svizzera sia uno Stato neutrale, Mattarella ha apprezzato molto la scelta di Berna di adottare le sanzioni contro la Russia. Il motivo è chiaro: «Un'efficace difesa dei valori democratici e dello Stato di diritto», questo l'appello, deve continuare a esser «una responsabilità che ricade su noi tutti, popoli del continente». Parole che riecheggiano a Roma dove il governo alla fine dovrebbe presentare un nuovo decreto per l'invio di aiuti militari all'Ucraina. Argomento, anche questo, su cui l'orientamento del capo dello Stato è chiarissimo: «La minaccia posta dalla Russia alla pace e alla sicurezza del nostro Continente richiede da parte di tutte le democrazie, in particolare quelle europee, un rinnovato slancio di unità e coesione». Chissà se l'opposizione - tormentata dal "no" dei 5 Stelle e dagli "eterodossi" del Pd a Bruxelles - saprà fare tesoro dell'esortazione

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