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Claudio Borghi, la denuncia: "Impossibile fare il senatore"

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"Così è impossibile fare l'onorevole". La denuncia arriva da Claudio Borghi, senatore della Lega. Prima su Twitter, dove ha acceso i riflettori sugli effetti pratici di una riforma ultra-populista come il taglio ai parlamentari. E poi, nero su bianco, in una intervista al Tempo. "Senatori che corrono da una commissione all'altra saltando da agricoltura a sanità. Progetto di ulteriore dequalificazione del Parlamento riuscito in pieno", scriveva poche ore fa l'economista, già storico capofila degli euro-scettici del Carroccio.

 

 

 

Al quotidiano romano prima sintetizza tutto con una battuta ma non troppo ("Prima c'erano mille problemi, e mille parlamentari. Adesso, i parlamentari sono diventati seicento, ma i problemi duemila. Vuol dire che ognuno ha in media più di tre problemi di cui deve occuparsi, e per forza di cose lo fa meno bene di prima"), poi, più serio, descrive nel dettaglio una sua normale giornata a Palazzo Madama: "Io sono alla Bilancio, che è la mia commissione principale. Ma sostituisco anche il collega Calderoli, diventato ministro, in Commissione Politiche dell'Unione Europea. Bene, c'era una seduta alla Bilancio e io non potevo lasciarla, perché sono relatore al dl Aiuti ter e devo dare i pareri. Però in concomitanza c'era la convocazione dell'altra. Ho dovuto chiedere a una collega di sostituirmi all'ultimo minuto. Lei è volata in Commissione votando 'sulla fiducia' secondo le indicazioni che le ho dato io. Il lavoro parlamentare non dovrebbe essere così. E poi dobbiamo considerare che ancora non sono partite commissioni come il Copasir, di cui anche lì sono componente, e le commissioni d'inchiesta".

 

 

 

 

Ci saranno, dunque, ingorghi in calendario impossibili da sbrogliare. "In apparenza il Parlamento sarà più efficiente, perché essere meno comporterà meno tempo, ad esempio, per fare ostruzionismo. Ma tutto questo a scapito della qualità dell'analisi. Tanti voti, con scarso esame". Borghi, nella Lega, era uno dei pochi a essersi dichiarato contrario al taglio dei parlamentari, misura bandiera "anti-Casta" del Movimento 5 Stelle. "Era nel programma elettorale anche della Lega. Non ero stato favorevole, però, sa, in un programma così vasto non puoi pensare che sia tutto come vuoi tu. Invece, per il referendum da libero cittadino ho detto no". E, aggiunge, "forse avevo ragione io".

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