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Lega, la lezione di Umberto Bossi: "Fuoriuscite? Non va bene"

Fabio Rubini
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Una forzatura scappata di mano, che ora rischia di mandare all'aria i piani di Umberto Bossi e del Comitato Nord, la costituenda corrente del Carroccio che chiede un peso maggiore per la questione settentrionale all'interno della Lega "nazionale" di Matteo Salvini. La fuga in avanti di tre consiglieri della Lombardia, però, non solo rischia di far naufragare il progetto, ma ha creato malumori anche all'interno della stessa corrente. Tanto che in serata è stato lo stesso Bossi, per tramite di Paolo Grimoldi, a scomunicare gli avanguardisti. I fatti. Ieri mattina Roberto Mura, Antonello Formenti e Federico Lena, tutti e tre consiglieri uscenti - e che, dicono i rumors, non sarebbero più stati ricandidati- depositano al Pirellone la richiesta di uscire dal gruppo della Lega-Lega Lombarda Salvini «per aderire al Gruppo Consigliare di nuova costituzione "Comitato Nord"». A seguire anche il simbolo di quello che, in teoria, avrebbe dovuto essere una corrente interna alla Lega, ma che a questo punto sembra diventare a tutti gli effetti il logo di un nuovo gruppo antagonista a quello del Carroccio.

 


«MALESSERE INTERNO»
Una decisione di rottura, spiegano i diretti interessati, dettata dal «malessere interno» per la «non predisposizione all'ascolto delle innumerevoli criticità territoriali e l'abbandono totale delle tematiche autonomiste nordiste». All'uscita dei tre segue il silenzio di Matteo Salvini, che fa sapere di essere impegnato per la riapertura immediata della seggiovia di Foppolo, in provincia di Bergamo. A parlare per la Lega è Fabrizio Cecchetti, il commissario regionale, che nel pomeriggio convoca il consiglio di disciplina e annuncia l'espulsione dal movimento dei tre consiglieri regionali. Nel comunicato che annuncia il provvedimento, Cecchetti spiega che «parlare di scelta dettata dalle "criticità territoriali e abbandono delle tematiche autonomiste" è inverosimile», soprattutto se si pensa che «5 ministri sono lombardi, ai miliardi sbloccati dal ministro Salvini per opere infrastrutturali lombarde, all'accelerazione impressa dal ministro Calderoli all'iter dell'autonomia».


In realtà la tempistica nella scelta di costituire un gruppo autonomo nasconde altro. Ieri il Consiglio dei ministri ha fissato la data delle prossime elezioni regionali che si terranno il 12 e 13 febbraio 2023. Questo permetterebbe fin da subito ad Attilio Fontana di fissare la convocazione dei comizi (lo farà martedì) e una volta fissati quelli, i gruppi consiliari non possono più essere modificati. Quelli che sono presenti all'atto dello scioglimento possono presentare le liste senza raccogliere le firme. Tutti gli altri, no. Proprio questo particolare è quello che ha fatto saltare il banco anche in casa del Comitato Nord. Una volta resa nota la scissione, i telefoni di Paolo Grimoldi e Angelo Ciocca, i "capi" designati da Bossi, sono stati presi d'assalto con telefonate e messaggi per capire cosa stesse succedendo. Perché - dicono i più - un conto è fare una battaglia all'interno della Lega per rilanciare i temi storici; un altro è fondare un partito concorrente. Una scelta che non è piaciuta a Bossi, che in serata ha affidato il suo pensiero a un comunicato, che condanna l'accaduto: «Non va bene! Serve unità! Noi siamo della Lega, punto!!! Si può e si deve rinnovare da dentro». Poi l'appello a Salvini: «Gli chiederò l'annullamento delle espulsioni, perché la Lega ha bisogno di unità».

 

 


SLAVINA AL CONTRARIO
Una scelta, quella paventata da Bossi, che in extremis ha fatto il quarto scissionista. Nel documento inviato al Pirellone, infatti, compaiono anche nome e firma di Max Bastoni, che però capita l'antifona ha preferito fare marcia indietro e restare a combattere la battaglia nordista all'interno del Carroccio. Il terremoto interno al correntone, però, era solo all'inizio. Una dopo l'altra sono arrivate le smentite di tutti quelli che erano stati accostati al Comitato Nord. Andrea Monti, vice capogruppo al Pirellone è perentorio: «Non sono d'accordo con gli ormai ex colleghi di partito. Prendo atto di scelte sbagliate frutto di personalismi che non condivido. Personalmente sono già impegnato in campagna elettorale per la Lega e per Fontana». Analoghi comunicati arrivano anche dai consiglieri Silvia Scurati, e Marco Mariani. E pure Simona Pedrazzi prende le distanze dalla fuga in avanti dei tre ex leghisti. Una fuga che ha generato una slavina, sì, ma al contrario. E che nonostante la presa di posizione di Bossi, indebolisce la fronda interna a Matteo Salvini. 

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