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Umberto Bossi, non tiratelo per la canottiera

Pietro Senaldi
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«Siamo qui per rinnovare la Lega, non per distruggerla, che sarebbe solo un piacere al centralismo romano. Ma tanta gente, nostri militanti, mi sta chiedendo da tempo di far qualcosa e noi non potevamo stare fermi. La Lega non può esistere senza un'identità chiara e forte. Temevamo che tanta gente se ne sarebbe andata dalla Lega, non possiamo accettarlo senza fare niente».

C'erano cinque-seicento persone, compreso il nostro cronista Fabio Rubini, ieri a Giovenzano, nel Pavese, ad ascoltare Umberto Bossi al primo evento pubblico del Comitato per il Nord, da lui creato. Vecchio glorie, come Roberto Castelli, Francesco Speroni, Toni Da Re e i lombardi Angelo Ciocca, europarlamentare e Paolo Grimoldi, ex parlamentare per quattro legislature. Era il raduno dei leghisti più distanti dal segretario Matteo Salvini, quelli che non hanno mai digerito la svolta nazionale del partito, da Lega Nord per l'Indipendenza della Padania a Lega per Salvini premier e che hanno trovato, nella battuta d'arresto del Carroccio alle recenti Politiche e nella situazione d'impasse registrata dai sondaggi, la forza di uscire alla scoperto con un appuntamento ufficiale.

La forza, forse della disperazione, ma non il coraggio; quello i convitati l'hanno dovuto prendere in prestito dal vecchio leone, l'Umberto in sedia a rotelle e con la voce stentata, che ha parlato solo pochi minuti. Intendiamoci, il Comitato per il Nord pone una questione reale, quella della rappresentanza settentrionale a Roma, molto più sentita all'interno del partito di quanto il raduno di ieri non abbia dimostrato e idealmente condivisa da tutti i governatori leghisti padani e da molti onorevoli, anche di prima fila.Se M5S è diventato il partito del Sud, il Pd sceglierà come al solito una guida sotto il Po, la Meloni guida ormai il primo partito settentrionale ma è romana quanto Totti, Renzi e Calenda sono centristi più geograficamente che altro e Salvini ha in testa alla lista dei desideri il Ponte sullo Stretto di Messina, chi tutelerà, oggi e domani, gli interessi della parte più ricca e produttiva del Paese?


L'ALLARME DEL CAPO 

Toc-toc, Capitano Matteo, ti ricordi da dove veniamo e chi dobbiamo tutelare? Questo, a parole, ha detto Bossi, che ha fondato la Lega Nord e l'ha portata al governo. Per la verità, il "senatur" aveva anche provato ad allargare i confini della sua creatura, con uno sbarco fallito a Napoli, ma non è mai riuscito a farne un partito nazionale e quindi a portarla alle vette di consenso raggiunte da Salvini. Già, perché in questo, nell'ottenere consenso e far fare il salto di qualità al Carroccio, l'allievo ha superato il maestro. E adesso che la Lega ha rinculato c'è chi progetta una ritirata strategica, se non sopra il Po almeno sopra Roma. Senz' altro l'operazione restituirebbe l'antica identità al partito, lo distinguerebbe del tutto da Fdi e forse ne aumenterebbe anche i voti nel lombardo-veneto, ma lo condannerebbe a un ruolo complementare-subordinato rispetto alla Meloni, come quello che Bossi ha sempre avuto con Berlusconi. Il Carroccio diventerebbe per il centrodestra unito - ma c'è già chi consiglia a Giorgia di costruire una nuova Dc- come la Csu bavarese rispetto alla Cdu della Merkel e di Kohl, un organo vitale ma mai il cuore. Tutto legittimo, per intendersi, ma incompatibile con i progetti e la visione di Matteo Salvini. E allora forse, chi la pensa diversamente, anziché nascondersi dietro l'immagine di Bossi, succhiandone fino al midollo le scarse forze residue rimastegli, farebbe meglio a sfidare il segretario in campo aperto. Quando la Lega venne travolta dagli scandali dei collaboratori infedeli e avidi del Senatur, scivolò al 3% e fu data per morta da tutti, toccò a Salvini, allora poco più di una giovane promessa, portare la nave fuori dalla tempesta e restituire un futuro a tutti, anche a chi oggi lo critica. Non esistono leader per tutte le stagioni e nessuno è eterno; ma il discorso, se vale per Matteo, vale ancora di più per l'Umberto. Chi ha un progetto, delle idee, qualche ambizione, trovi orgoglio e coraggio e non usi una carrozzella come ariete. Se il Comitato del Nord vuole dare una mano all'attuale dirigenza, può svolgere un ruolo importante; se invece intende sfidarla, il segretario può dormire sonni tranquilli, le insidie non gli arriveranno da lì. Forse da qualcun altro, ma non certo da chi ha ancora bisogno di Bossi per sentirsi leghista.

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