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Decreto Ucraina, il Pd si spacca sul voto: è la fine del partito?

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Il Pd rischia seriamente di morire sulla guerra in Ucraina. L'abbraccio mortale con Giuseppe Conte sembra sempre più a un passo: "I senatori dem Giorgis e Valente hanno votato contro il decreto Ucraina, mentre i colleghi Rando e Camusso si sono astenuti", sottolinea Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva a Palazzo Madama. "Una perfetta comunione ideale con il senatore Licheri del M5s, che ha affermato che, siccome i cittadini pagano bollette dal costo elevato, non dovremmo più sostenere l'Ucraina. Un ragionamento miserabile, falso e tendenzioso". 

Il senatore Casini, prosegue la Paita, "coerente con la sua linea di sostegno cristallino all'Ucraina, ha giustamente preso le distanze dall'intervento del senatore Licheri. Mi chiedo però a questo punto quale sia la vera linea del Pd e cosa voglia fare: prenderà le distanze dai senatori ribelli? O in linea con la corrispondenza di amorosi sensi con il loro punto di riferimento, il fortissimo Conte, faranno finta di nulla?". 
 

"NO PER SBAGLIO"

Dall'ufficio stampa del gruppo del Pd al Senato fanno sapere che "i senatori Andrea Giorgis e Valeria Valente hanno sbagliato a votare in aula sul decreto Ucraina, premendo per errore il tasto rosso. Entrambi hanno provveduto a comunicare l'errore alla presidenza. Giorgis e Valente hanno quindi votato in favore del provvedimento". Resta però l'astensione di Camusso e Rando, una scelta personale significativa e in controtendenza con la linea del partito. "Strano sbagliare il voto sull'Ucraina: prendiamo atto comunque della precisazione del Pd - commenta ironica sempre la Paita su Twitter -. Restano in ogni caso le astensioni. Anche quelle sono un errore?".
 

"FINE DEL CAMPO LARGO"

Che la situazione, nel Pd, sia drammatica lo confermano le parole di Enrico Borghi, senatore dem responsabile sicurezza del partito che sta andando verso le primarie in una situazione di caos totale. "Dopo il voto di oggi al Senato su Ucraina non si può continuare a parlare di campo largo come se nulla fosse. Possiamo anche fischiettare e parlare di altro, ma una coalizione di governo senza unità sulla politica estera e di sicurezza non si può costruire. Sono cose essenziali". Il guaio è che l'unità non c'è più nemmeno dentro lo stesso partito.

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